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Dicembre 2016COMUNITÀ DI CINISELLO BALSAMO - M. MAZZARELLOInsegnare al Ciofs FPIl volto, i volti dei ragazzi e delle ragazze che rendono “vivi” luoghi, contesti, tempi della mia vita e della vita di chi, come me, insegna al CIOFS.dalle comunitàHai presente quando ti sembra tutto chiaro e muori dalla voglia di condividere con altri quello che vivi... ma non sai da dove iniziare?! Poi, all’improvviso, eccola l’idea: nasce informe, all’inizio brancola nel vuoto di una pagina bianca, anonima come tante altre, per assumere colore e vita, si fa più interessante, diventa bella, acquista spessore e valore e diventa... volto. Il volto, i volti dei ragazzi e delle ragazze che rendono “vivi” luoghi, contesti, tempi della mia vita e della vita di chi, come me, insegna al CIOFS.E’ una questione di sguardi, di reciprocità di sguardi, è scegliere di tenere nel proprio sguardo un volto, tanti volti... e accettare la s da di mostrare il proprio di volto, intenzionalmente e, a volte, anche coraggiosamente... un volto che spesso non si conosce così bene come lo conoscono loro, quelli che ci guardano – perché ci guardano - occhi negli occhi.Un volto... tanti volti, inutile mentire: ci sono volti che non si dimenticano, è umano, altri che si vorrebbe non dimenticare... sarebbe bello poterli ricordare tutti, ma insegnare al Ciofs è avere ben presente il proprio limite in ogni momento; non sempre l’incontro è quello giusto, è questione di percorsi che scorronoparalleli, si s orano, ma non si toccano, o forse si tratta di allenare il proprio sguardo ad un ampio spazio visivo nel quale cogliere la possibilità di altri percorsi che conducono verso altre mete, prendendo sentieri tortuosi o cambiando la direzione.Questo si impara, spesso anche faticosamente, al CIOFS... ad af dare i ragazzi che si incontrano, sempre, facendo i conti con la libertà dell’altro, ma sempre tenendo lo sguardo alto: “vi voglio felici nel tempo e nell’eternità” e allora si capisce che non si può aspettare, che è proprio questo il momento di imparare a coltivare la “speranza”, ancora di più, credendoci, perché se non ci crediamo noi per primi, come possiamo pensare che possano imparare a riconoscerne il gusto, “loro”, i nostri ragazzi? “Loro” che consumano tutti i loro pensieri nell’oggi, perché il loro mondo è nel “qui ed ora”, e che guardano al domani, come se fosse un tempo lontano, il tempo della responsabilità che fatica a maturare nel presente, un futuro non rappresentabile, rigorosamente separato dalla vita “che è adesso”...Ma eccoli gli occhi e il volto di xxx: è lunedì mattina, sono in ritardo, persa nei miei pensieri, attraverso la strada e mi rendo conto che manca qualcosa...pag.20dalle comunità