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Novembre 2016Alla misericordia occorre dare “occhi per vedere, cuore per amare, mani per toccare”, come ci ha detto Sr Maria Luisa Miranda, Consigliera Generale per la Famiglia Salesiana e ci sembra proprio il sunto più ef cace del nostro futuro come persone, come cristiane, come ex allieve.Ce lo chiedono la storia, il contesto in cui viviamo, le persone che incontriamo. Anche Sr Yvonne Reungoat, Madre Generale dell’Istituto delle FMA, che ci ha dato la Buonanotte giovedì 27 ottobre, ha sottolineato: “Ci ha colpito che, nonostante siamo quasi al termine dell’anno della Misericordia, abbiate voluto continuare a mettere al centro della vostra attenzione questo grande attributo di Dio, questo Suo nome proprio... Avete fatto molto bene! La Misericordia non è un atteggiamento che si vive ad intervalli. Guai a Dio se non fosse sempre misericordioso! Guai se dimenticassimo le opere di misericordia: al momento del giudizio sentiremmo risuonare le parole: “Non ti conosco” (Lc 13,25) o peggio: “Via, lontano da me” (Mt 25,41).Suor Maria Ko, apre “le danze sulla misericordia” e ci conduce per mano a scoprire l’attualità della parabola del buon samaritano. Lei ci stupisce con la dolcezza del suo parlare e del suo esporre, con la passione che fa muovere il cuore. La parabola è incastonata all’interno di un dialogo fra un dottore della Legge e Gesù. “Maestro, cosa devo fare per avere la vita eterna?”... “amerai il Signore Dio tuo”... “Fa’ questo e vivrai” - “Chi è il mio prossimo?”...Chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo, è il mio prossimo e richiede il mio impegno qui ed ora e non è qualcuno che ingombra il mio spazio vitale; è occasione per misurare la mia fede; occhi che vedono,dall’ispettoriapiedi che vanno vicino, mani che soccorrono, cuore che compatisce. Facciamo il Pronto Soccorso, subito, ad hoc. Versiamo sulla gente l’olio della consolazione ed il vino della speranza. Così sono stati Don Bosco – un cuore che vede – e Maria Mazzarello: hanno avuto lo spirito del buon Samaritano.Anche l’immagine della porta è ef cace. Tutte noi possiamo essere porte: aperte, chiuse, socchiuse, sbarrate, blindate, senza serratura, a sof etto. Possiamo accogliere e respingere, invitare a varcare la soglia e sbarrare l’entrata. E Madre Yvonne ci ha detto: “Gesù nel Vangelo di Giovanni (10,9) si autode nisce ‘porta delle pecore’... Lui è la porta attraverso cui le pecore possono entrare e uscire e trovare pascolo... Anche il nostro cuore può essere questa porta, attraverso cui Gesù può entrare e uscire a suo piacimento perché per Lui, la porta, è sempre aperta... Siamo chiamate ad essere porta: porta per le famiglie e nelle famiglie, nei luoghi dell’impegno sociale, nei luoghi del dolore e della gioia, della speranza e della disperazione, della vita e della morte...”Momento signi cativo è l’atteso pellegrinaggio a San Pietro. Cielo terso, sole, brezza. Lo Spirito ci accompagna in questo nostro andare alla porta santa. Percorriamo un bel tratto di strada, da Castel Sant’Angelo a Via della Conciliazione, nella preghiera del rosario, nel canto, nella ri essione,  n su, alla Porta. Siamo qui perché vogliamo aprirci con  ducia, lasciandoci abbracciare dalla misericordia divina, per modellare il nostro cuore, come hanno fatto i nostri santi, su quello di Cristo, impegnandoci ad essere misericordiosi con gli altri, per seminare bontà contagiante nel mondo. Sempre Sr M. Luisa, nella buonanotte, ci ricorda che la porta santa è il segnodall’ispettoriapag.3


































































































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