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Gennaio 2017Mostra il giovane Achille Ratti, da poco ordinato sacerdote e rientrato a Milano, accanto all’immagine del nostro amato padre don Bosco e nel riquadro è riportato quello che questo giovane, una volta eletto al soglio ponti cio come Papa Pio XI, ha scritto ricordando il lontano incontro del 1883.Sono poche parole semplici, ma che lasciano trasparire la familiarità che si poteva respirare stando con don Bosco, cuore a cuore con lui, sotto lo stesso tetto, anche solo per brevi momenti; lasciano trasparire la sua capacità di condividere la mensa e la gioia, le occupazioni (la “ressa indescrivibile delle occupazioni”) e il tempo; la sua disponibilità ad andare in profondità nello scambio di idee, pensieri e considerazioni; la sua abilità a guidare una famiglia numerosa quanto il mondo e, nello stesso tempo, a stare tra i suoi, a donarsi a loro con grande modestia, stando serenamente al proprio posto. Si legge quanto, anche solo osservando don Bosco, fosse inevitabile rimanere colpiti dalla sua passione per l’educazione cristiana dei giovani, quanto si imprimesse nella mente anche solo il vederlo e l’ascoltarlo.E’ un brevissimo scritto quello che è stato riportato, eppure sembra corrispondere perfettamente all’idea di casa che don Bosco ci trasmette. “Questa è la mia casa”: una casa dove chi entra respira l’accoglienza, la familiarità, l’intensità di vita, la chiarezza degli obiettivi, il dono totale, il piacere di ascoltarsi e di conversare.E poi, riprende la sua strada, più ricco, con il cuore più leggero, con un ricordo che dà forza, con una speranza più viva.dall’ispettoriaEd è un incontro che, seppure breve, è incisivo e resta nel tempo, tant’è che Papa Pio XI ne scrive a distanza di quarant’anni!Molto probabilmente don Bosco, pur nel suo grande amore per la Chiesa e il Papa, non poteva immaginare che quel giovane sacerdote sarebbe diventato un futuro successore di Pietro a guida del popolo di Dio, ma anche questa è una delicatezza del Padre, che invita a seminare a piene mani, ad aprire la porta dell’accoglienza a chi bussa, perché il bene cresce e nulla va perduto di ciò che è fatto per amore.Che bello pensare così alle nostre comunità, ai nostri incontri, alle nostre case, al nostro essere “famiglia salesiana”!E’ l’augurio e l’impegno che vogliamo scambiarci a vicenda, tutti noi che abbiamo avuto il dono di poter entrare in questa casa “vasta come il mondo” e di stare, cuore a cuore, con don Bosco. Che anche le nostre case possano essere un luogo “altrettanto bene co”, perché la gioia sia condivisa, il sogno diventi realtà e il bene si diffonda.BUONA FESTA DI DON BOSCOA TUTTI!Sr Maria Teresa Coccodall’ispettoriapag.3