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Giugno 2016COMUNITÀ DI PAVIAGrazie, “maestro”Pubblichiamo una lettera, pervenutaci da Sr Mirella Fossi, che un atleta della P.G.S. DOMINO Pavia ha scritto al suo allenatore, prima di lasciare l’attività sportiva, per ringraziarlo. Mi sembra bello farla conoscere.dalle comunitàUn ragazzino, 7 anni or sono, conobbe un allenatore che con pazienza e persistenza fece di lui un giocatore di basket.Non fu un compito facile: inizialmente il ragazzino era un po’ disattento, sbagliava più volte l’esecuzione del terzo tempo nonostante le numerose correzioni del coach, che tuttavia non mancava mai di spronarlo.Gli disse: “Non importa quanto tempo ci vorrà per imparare, io ti seguirò  no a quando ce la farai”.Egli si faceva chiamare Billy e nel corso degli anni quel ragazzo capì che era molto di più di un allenatore. Mentre lo osservava nel time out egli lo vedeva come un Oratore ogni volta sapeva fare discorsi profondi che infondevano grinta e coraggio alla squadra.Durante la partita somigliava invece a un Generale, specialmente quando coordinava gli schemi o quando animosamente, dava indicazioni ai giocatori.Mentre pronunciava certe frasi il ragazzo comprese che non era molto dissimile a un Filosofo.“Non mi importa se stiamo perdendo e siete sotto di venti punti: l’importante è perdere con dignità, sapendo di aver dato il massimo”.Notò che aveva un pensiero del tutto personale e originale sullo stile di gioco: adottava strategia insolite e difese che intimorivano gli avversari a partire dal nome, come la temuta difesa Piovra.Non a sproposito lo si potrebbe chiamare Artista.Gli anni passarono e al ragazzo quasi adulto venne data la possibilità di diventare lui stesso allenatore: egli gli spiegò come dare direttive e come gestire una squadra. Anche in questo compito si dimostrò capace di trasmettere l’esperienza e la passione, la quale traspariva da ogni suo sguardo, gesto e parola.E’ incredibile come passa il tempo.Oggi quel ragazzo sta scrivendo questa lettera perché ha deciso di dedicarsi ad altre attività e vuole ringraziare profondamente chi per tutti questi anni è stato in grado di farlo crescere e sviluppare non solo in ambito “cestistico” ma nella vita.Il valore di un uomo non si misura dalle cose che possiede o che fa, ma dalla capacità di apportare un cambiamento positivo nella vita altrui.E tu allenando ragazzi con situazioni dif cili dimostri questa capacità ogni giorno, quasi tutti infatti sarebbero in grado, con buoni giocatori, di ottenere facili vittorie.Poiché invece quelli che preferiscono perdere avendo giocatori discreti, pochi quelli che gioiscono per essere riusciti a far fare quel canestro in più, a far prendere quel rimbalzo in più, a far rubare quel pallone in più. Magari questo non basta a far vincere la partita, certo... ma essere riusciti ad apportare un miglioramento è senza dubbio una vittoria.Ed è per questo e per altri motivi che chiamarti allenatore sarebbe riduttivo, Maestro.Grazie! un tuo atleta di 18 annidalle comunità pag.23


































































































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