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Maggio 2016Sono intervenuti inoltreAlessandra Morelli, delegata dell’UNHCR‐Alto Commissariato dell’ONU;don Giovanni Carpentieri, Associazione FuoriDellaPorta ONLUS;Donatella Parisi, Responsabile della Comunicazione del Centro Astalli di Roma;d. Spriano Alessandro, cappellano del carcere di Rebibbia;suor Gabriella Bottani, comboniana, Coordinatrice di TalitaKum, rete internazionale della Vita Consacrata contro la TrattaI laboratori ci hanno presentato in sintesi diversi scenari di profonda attualità, come la realtà delle carceri, dell’accoglienza dei rifugiati, delle zone colpite da con itti bellici e delle nuove ed odierne povertà; ci hanno aiutato inoltre a mettere in relazione la comunicazione e la misericordia facendole convogliare in prospettive feconde di vita per il lavoro pastorale, sia nei cortili “concreti” che in quelli “digitali”. Chiamati ad essere “attenti e consapevoli comunicatori”, capaci di leggere i segni dei tempi e di saper usare le possibilità che la tecnologia oggi ci offre per arrivare con la nostra testimonianza anche nelle periferie digitali dove il messaggio del Vangelo è ancora lontano, nel rispetto della realtà e delle differenti situazioni: ecco la ricchezza della nostra vocazione educativa.La comunicazione è missione e la missione è comunicazione! Queste due dimensioni apparentemente distanti fra loro sono invece strettamente legate da un punto di vista teologico, perché è forte per noi l’invito ad annunciare ladall’ispettoriabuona notizia di Dio, la sua Parola che salva.La questione della comunicazione è inoltre il cuore dell’educazione perché è in questa dinamica di scambio che avviene l’incontro educativo che forma l’essere e consente la condivisione. Siamo chiamati a guardare a Gesù, il più grande comunicatore della storia, per poter trasmettere anche noi, come Lui, l’amore di Dio e il perdono che il Figlio ci ha insegnato. È interessante costatare che la Chiesa oggi sia una realtà che “fa notizia” e susciti interesse. Attraverso i social ha moltiplicato il suo raggio di azione e l’utenza raggiunta. Ecco un terreno fertile dove poter spargere il seme della misericordia andando controcorrente rispetto al vario e spesso poco costruttivo panorama culturale offerto dal web. Il nostro modo di comunicare deve essere un segno che ottimizzi il presente raccogliendone i germi di verità, Vangelo vivente per i fratelli che ci vivono accanto, perché comunicare evangelicamente signi ca riconoscere e promuovere il messaggio che siamo tutti fratelli nel nome di Dio. Le sessioni parallele hanno inoltre comprovato come i mediatradizionalipossanoutilizzareformeespressive (arte, teatro, musica, cinema) per trasmettere e comunicare misericordia.Concludendo le giornate, don Filiberto Gonzalez, Consigliere generale per la Comunicazione sociale, ci ha lasciato un invito dal sapore di s da: ci ha invitati ad essere, nel mondo digitale, semplicemente “noi stessi”, autentici e saggi educatori dei giovani, missionari in mezzo a loro, secondo l’esempio e l’invito di Don Bosco e Madre Mazzarello, nostri modelli e ispiratori.Sr Serenadall’ispettoriapag.7


































































































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