Si narra che nella foresta di Akima, vivesse un branco di lupi guidato da una giovane femmina. Il suo nome era Redrose. Aveva il manto bianco ed occhi di fuoco. Per cercare cibo, erano costretti a spostarsi, poiché con la crescita della città, la vegetazione era diminuita e di prede ne erano rimaste poche. Redrose era buon capobranco e tutti, anche i lupi più anziani ubbidivano ai suoi comandi.
Nella cittadina vicino, si era da poco trasferita una famiglia che possedeva un batuffolo di nome Nuvola. Era un dolce gattino bianco di pochi mesi. Curioso ed intraprendente. Data la sua giovane età, non conosceva nulla del mondo, neanche la paura.
Spinti dalla fame, di notte il branco si avvicinava alle case e la popolazione spaventata, aveva assoldato dei cacciatori.
Fu proprio in una di queste notti che ci fu l’incontro.
Nuvola amava girovagare nel buio. Aveva anche trovato il modo di uscire in giardino, senza essere visto. Di certo non dagli essere umani, ma dagli altri animali sì. Difatti, Redrose il cui compito era quello di procacciare il cibo per il branco, annusando l’aria, lo sentì.
Molto lentamente gli si avvicinò. Le sarebbe bastato un balzo per prenderlo, quando lui senza alcun timore la guardò.
“Ciao, mi chiamo Nuvola” disse tranquillo “Sono appena arrivato in città. Tu chi sei?”
Redrose pensò che fosse l’animale più stupido o più coraggioso che avesse mai incontrato “Dovresti aver paura di me. Sono un lupo” rispose.
In quel momento un rumore fece voltare entrambi. I cacciatori stavano arrivando. In un lampo Redrose sparì nella notte.
Nuvola era tutto eccitato da quell’incontro che, avrebbe voluto dirlo a qualcuno, ma si rese conto che non aveva amici a cui raccontarlo.
La sera successiva il piccolo si sistemò sul davanzale della finestra, in attesa della sua nuova amica. Perché era così che lui, la considerava. Al calar delle tenebre due occhi rossi, si fecero largo tra il fogliame.
“Ciao sei tu, sei arrivata!” urlò Nuvola contento.
“Sì, sono qui per te” rispose il lupo leccandosi i baffi “Avvicinati piccolo”.
Il gattino non se lo fece ripete e saltò giù dalla finestra. Gli altri lupi assistevano alla scena. Quella sarebbe stata la loro cena.
Redrose stava per balzare su di lui, quando si udì un colpo sordo nell’aria. Il lupo si accasciò a terra privo di sensi.
Il branco si disperse fuggendo nella foresta. I cacciatori erano riusciti a catturare il grande lupo bianco. Nuvola assisté alla scena. Che cos’era accaduto?
Adesso la stavano caricando sopra un furgone. Dove l’avrebbero portata? Vide il chiarore dei fari allontanarsi. La notte seguente il gattino si mise sul davanzale aspettando Redrose, che non arrivò e così decise di avventurarsi fuori dal giardino alla sua ricerca.
Notò in lontananza qualcosa che si muoveva. Era il branco affamato. Per quanto la somiglianza con la sua amica fosse notevole, non si fidò nell’andargli incontro, anzi pensò di osservarli di nascosto perché c’era qualcosa in loro che non gli ispirava fiducia.
“Adesso che cosa facciamo?” domandò un orrido lupo grigio.
“Dobbiamo aiutarla” rispose uno degli anziani “Sappiamo che è stata rinchiusa in un laboratorio e che domani sarà portata chissà dove oppure uccisa.”.
Nuvola a quelle frasi ebbe un sussulto che per fortuna, nessuno udì.
“Rischiamo di farci catturare tutti” esclamò subito Riak. Un feroce lupo ansioso di prendere il posto di Redrose al comando del branco “Purtroppo per lei non c’è più nulla da fare”.
L’anziano continuava ad insistere “Non è nella nostra natura lasciare i compagni in difficoltà”
Ma Riak riuscì a convincere gli altri. Avevano così decretato la fine del grande lupo bianco.
Il gattino non riusciva a comprendere questo comportamento. Perché avevano voltato le spalle ad un loro simile? Non si dovrebbe aiutare il prossimo in difficoltà? Decise allora che l’avrebbe aiutata lui.
“Un’amica non si lascia nei guai”, pensò “Ricordo la direzione che ha preso il furgone. Basterà fare la stessa strada e lo ritroverò e con lui anche la lupa”. Detto questo, s’incamminò.
Era una notte limpida, con una grande luna che illuminava tutto come se fosse giorno. Il piccolo camminava piano, voltandosi a destra ed a sinistra. Trascorse molto tempo prima che notasse qualcosa di familiare. In un cortile era posteggiato l’automezzo.
“Bene!” pensò. Davanti a lui si ergeva un edificio con tante finestre, ed un grande portone. Si sedette un momento per pensare “Vediamo, come faccio per entrare?” Poi notò che al primo piano una di queste finestre era aperta. “Basterà arrivare lassù.”
Il piccolo però non era ancora un bravo scalatore e si accorse, troppo tardi, che non solo soffriva di vertigini, ma che non aveva molto equilibrio. Non si perse comunque d’animo e pien di coraggio, iniziò la scalata, saltando di qua e di là giunse sul cornicione. Ancora un paio di metri e sarebbe entrato.
“Non devo guardare giù” pensava avanzando “Altrimenti perdo la concentrazione e cado”. Ripetendo questa frase arrivò all’apertura.
Entrò in una stanza dove si trovavano alcune gabbie ed in una di queste c’era la sua amica distesa a terra. Aveva gli occhi chiusi e non si muoveva.
“Spero di non essere arrivato tardi” e con il cuore che gli batteva all’impazzata la raggiunse e cominciò a chiamarla.
Redrose aprì gli occhi e si voltò “Piccolo, che cosa ci fai qui?” domandò molto sorpresa nel vederlo.
“Sono venuto a liberarti”. Detto questo si arrampicò sulla gabbia e con tutta la forza che aveva, spostò il catenaccio che chiudeva la serratura.
La lupa era sempre più stupita da quello che Nuvola stava facendo per lei.
Ancora un piccolo sforzo ed il lucchetto si aprì. Redrose era libera.
“Con due balzi salì sulla finestra” poi si voltò verso il gattino “Dai vieni, seguimi”.
Nuvola le andò dietro, come un cucciolo con la sua mamma. Finalmente erano fuori. La prima iniziò a correre, poi d’un tratto si voltò e vide che il gattino non riusciva a raggiungerla. Era troppo piccolo, così tornò indietro ed avvicinandosi piano, spalancò la bocca e lo afferrò per il collo. Una morsa forte, ma non fatale. E correndo più veloce del vento, si allontanò. In prossimità dell’abitazione di Nuvola, lo lasciò.
“Perché mi hai aiutata?” gli domandò “Non sai che io ero pronta a mangiarti?”
“Non credo che lo avresti fatto” rispose il gattino “So che tu, in fondo sei buona e noi siamo amici, anche se diversi” poi continuò “Gli amici si aiutano nel momento del bisogno, anche a rischio della propria vita. E’ questa la vera amicizia.”
Redrose era meravigliata da tanta saggezza “Sei così piccolo” disse “ma il tuo cuore è grande e sei coraggioso. Non cambiare mai.”
La lupa ritornò nella foresta e raggiunse il branco, dove tutti o quasi, l’accolsero contenti.
Da quella notte, continuarono le loro razzie in città in cerca di cibo, ma Nuvola era intoccabile. Era diventato la piccola mascotte del gruppo.
Sono trascorsi ormai tanti, tanti anni eppure si racconta che nelle notti di luna piena, di avvistino delle ombre per le strade. Esattamente quelle di un lupo e di un gatto. Redrose e Nuvola, le cui anime legate in eterno per il grande gesto di amicizia e coraggio, continuano a camminare fianco a fianco.
autore: Dora