All’inizio non capivo perché avrei dovuto volerti bene. Poi, pian piano ho cominciato ad scoltare il tuo respiro. Ho cominciato a respirare con te
Di papà Giuseppe
Caro Figlio,
Questa è una lettera di ringraziamento per te, del fatto che esisti e che sei fatto così, proprio come sei.
Vedi, come molti adulti anche io spesso percepisco ed esprimo una sensazione di limite dovuta a te. Spero che tu le senta il meno possibile ma io sono uno di quelli che a volte dice frasi del tipo:
“Ah! Se non avessi i figli cambierei vita!” “Senza figli avrei molta più energia e tempo per fare un sacco di altre cose!” “Quanto stanco sono da quando ho i figli?!” “Da quando sono nati loro, non posso più prendermi cura di me”.
Ti dico una cosa caro Figlio mio. E’ tutto falso.
La verità è che vorrei avere ancora più tempo per vederti crescere.
Questo per tanti motivi. Innanzi tutto perché per me sei la persona più importante della terra. Questo è fuori discussione. È uno dei pochi, forse l’ultimo, punto fermo che ho nella vita. Ti amo come non potrei amare nessun altro.
Ti confesso però, che ci ho messo un po’ di tempo. All’inizio, quando ci siamo conosciuti, eri una miniatura di essere umano che stava impossessandosi della mia vita, e io non capivo. Non capivo perché avrei dovuto volerti bene. Non capivo che tipo di rapporto avrei potuto avere con una miniatura.
Poi, piano piano, ho iniziato a sentire la tua pelle. Era calda e liscia come solo quella di un bambino può essere.
Ho iniziato ad ascoltare il tuo respiro.
Ho iniziato a respirare insieme a te e ho capito che anche tu stavi ascoltando il mio respiro, che anche tu mi stavi conoscendo.
Alla fine, sono un po’ lento sai, ho capito che tu avevi già capito chi ero io, avevi capito che se il mio respiro era calmo tu eri al sicuro, che se il mio respiro era agitato c’era qualcosa che non andava.
Sai una cosa? In quel momento è iniziato l’effetto benefico della tua presenza sulla mia esistenza.
Ho imparato, credendo di farlo per te ma facendolo in realtà per me, a rimuovere dal mio respiro tutte le preoccupazioni che ritenevo non abbastanza importanti da poterti disturbare.
In quel momento mi sono sentito davvero fortunato: non avevo nessuna preoccupazione degna di disturbarti, e quei pensieri, quando stavo con te, smettevano di occupare anche me, non solo mio respiro.
Dopo un po’ di tempo è successa un’altra cosa che mi ha cambiato la vita.
Da uno sei diventato due.
Quando stavi per diventare due io ero, di nuovo, preoccupato. Pensavo che avrei dovuto dividere il mio amore fra tutti e due, e non volevo amarti di meno. Mi sottovalutavo, anzi, ti sottovalutavo.
Quando sei diventato due infatti mi sono accorto che il mio amore per te non aveva bisogno di essere diviso perché in realtà è raddoppiato. Se ripenso al fatto che ero convinto che ti saresti dovuto accontentare di metà del mio cuore mi viene da sorridere: ho davvero pensato che non saresti riuscito a farmi nascere un secondo cuore?
Vedi quante cose ho imparato, scoperto e trovato in me da quando sei arrivato?
E ora affrontiamo la scusa che accampo per ciò che non riesco a fare.
Come ti dicevo spesso uso la tua presenza come ragione del fatto che non faccio tante cose che vorrei fare: “non ho tempo” e “sono troppo stanco” sono le due litanie che ripeto per giustificarmi con gli altri adulti.
Vedi caro Figlio, quando un adulto dice che non riesce a fare qualcosa perché i figli, come se fossero dei rotoloni di carta, assorbono tempo ed energia, nessuno osa contraddirlo, egli ha detto una cosa oggettivamente giusta e socialmente accettata: se hai un figlio, è normale dover fare dei sacrifici.
Avere figli è la ragione per eccellenza per non fare.
Un altro effetto che piace molto a noi adulti che abbiamo dei figli è sentirsi migliori di coloro che non li hanno. Loro avrebbero tutto il tempo e le energie che vorrebbero per realizzare grandi cose: “Se IO non avessi figli, farei tante di quelle cose che non posso neanche elencartele!”
Non è vero. Non è vero caro Figlio, non sentirti in colpa per qualcosa che assolutamente non influenzi. Come ti raccontavo, prima di te il mio respiro era attraversato da pensieri così grandi da non lasciarmi le forze e il tempo di fare altro: dovevo affrontare questi problemi molto seri! Così grandi e seri da sciogliersi per permetterti di fare un riposino sereno.
Il fare e il non fare, il costringerci in un percorso che sembra obbligato o il permetterci di camminare dove non era previsto, non dipende dall’avere o meno un figlio. Dipende solo da noi stessi. Poter disporre di una barriera, vera o presunta che sia, spesso è più comodo che avere davanti una montagna da scalare e non aver voglia di fare la fatica di iniziare a salire.
Non pensare mai di essere tu la mia barriera, in realtà sei la mia più grande risorsa.
Ricordati di queste parole anche quando sarai grande. Dove andrai, i sentieri che riuscirai a percorrere o le rotte che potrai seguire dipenderanno solo da te. Da quanto vorrai davvero realizzare i sogni e da quanto poco ti mentirai.
Ti voglio bene. Grazie per tutto ciò che fai per me.
Tuo papà.