Inizio del Giubileo nella Repubblica Centrafricana
“Domenica 29 novembre ho in animo di aprire la Porta Santa della cattedrale di Bangui, durante il Viaggio apostolico che spero di poter realizzare in quella Nazione”
Papa Francesco
Con enorme emozione, il Papa annuncia l’inizio del Giubileo nella Repubblica Centrafricana, terra di martiri, pronti a testimoniare con la vita la speranza che non tradisce.
Si conosceranno in un secondo momento i dettagli del viaggio apostolico, ma già in un messaggio così forte è racchiuso un monito all’Europa: dove sono le tue radici cristiane?
In “Quo vadis?”, San Pietro, avendo una visione del Signore, chiede dove stia andando Cristo e la risposta è “Roma”, la terra dei martiri; allo stesso modo, Papa Francesco va a confermare la fede dei fratelli cristiani messi alla prova.
Già Benedetto XVI, nell’esortazione apostolica “Africae Munus”, aveva aperto la strada dell’evangelizzazione europea tramite l’impegno delle comunità cristiane in Africa, che hanno dato un forte contributo per costruire una società nuova dalle macerie lasciate dalle dittature.
L’orientamento dell’impegno sociale sono le Beatitudini, che mostrano la logica dell’amore gratuito di Dio verso coloro che subiscono la cultura dell’indifferenza e dello scarto: il popolo africano è stato offeso nella sua dignità e, consapevole delle ingiustizie perpetrate, non risponde con la vendetta, ma diviene collaboratore di un’evangelizzazione “dal basso”, che ha la base nel farsi prossimo l’uno per l’altro.
La solitudine e il senso di autosufficienza dell’Occidente sono alla base dei conflitti e della perdita del significato stesso di relazione responsabile; chiuso in se stesso e nelle proprie certezze, l’individuo contemporaneo è alieno a se stesso e intesse rapporti tra monadi.
“Nella visione africana del mondo, la vita viene percepita come una realtà che ingloba ed include gli antenati, i vivi e i bambini che devono nascere, tutta la creazione ed ogni essere” (Africae Munus, 69): la cultura di questi popoli è l’antidoto alla progressiva secolarizzazione dell’Occidente, rimasto privo di ogni riferimento trascendente.
La culla dell’umanità diviene anche il laboratorio di restauro della persona e della comunità.
Pensiamo solo alla custodia delle istituzioni fondamentali, prima di tutte la famiglia, o alla venerazione per gli anziani, custodi della sapienza esperienziale.
Pur nelle difficoltà, i capisaldi sociali hanno retto e stanno favorendo il processo di riconciliazione tra le etnie, anzi, hanno reso i cristiani forti per resistere ai nuovi attacchi armati, consapevoli della novità del messaggio evangelico, declinato nella propria cultura.
Papa Francesco, donando alla Chiesa d’Africa un “primato” d’apertura della Porta Santa, non sta compiendo un’azione sovversiva del significato del Giubileo, anzi sta congiungendo realtà liturgica e realtà civile; il cammino di riconciliazione profetizzato da Benedetto XVI sta trovando un compimento trascendente.
Il tempo della misericordia passa per la giustizia sociale, anzi il compito dell’Africa di indicare la strada del bene comune è scandito da tappe d’incontro con la gratuità di Dio.
Non solo, la terra martoriata riceve la speranza del cambiamento e si proietta nell’orizzonte del dialogo con le differenti realtà religiose, anch’esse partecipi della missione della pace e della ricostruzione della persona.
La prima domenica d’Avvento, in rito romano, del 29 novembre diverrà, pertanto, un segno di grazia non solo per quel continente, ma per tutta la cristianità, chiamata a iniziare l’anno liturgico nel solco della testimonianza e della riconciliazione.
Andrea Miccichè