La Misericordia non è una teoria o qualcosa di impalpabile, non è solo una bella parola od un auspicio.
Essa ha un volto, una storia, un passato, un presente, un futuro e il gusto inconfondibile dell’eternità! Cammina per le strade ed ha cura di non spintonare, superare, infastidire, sporcare, far rumore.
La vedi seduta al bar, in una panchina della villa comunale, sul tram, in attesa alla posta, con uno sguardo discreto, occhi luminosi, lo sguardo sereno, senza maledire o far cortile. Quando parla, non urla; quando ride, non sghignazza; quando ha ragione, non si vanta; quando è forte, non fa prepotenze; quando si muove, emana profumo; quando sogna, non lo fa solo per sé. L’ho vista sostenersi con un bastone, girare su una sedia a rotelle, zoppicare con dignità, ma mai lamentarsi, bestemmiare, ingiuriare, superare la fila, chiedere favoritismi.
Al parco gioca felice insieme a tanti, cade e si rialza senza una lacrima, corre avanti e indietro senza una meta, ma non importa, poiché sa di essere voluta bene.
Se si ferma a parlare con te, non ha fretta; se ti dedica del tempo, non guarda l’orologio; se ti sta ad ascoltare, non tiene in mano lo smartphone; se le chiedi un favore, è sempre disponibile; se le fai un favore, non lo dimenticherà mai. La Misericordia intreccia i versi delle poesie d’amore, intesse di rime le canzoni che toccano il cuore, tocca le corde di strumenti che suonano melodie che fanno bene all’anima.
Qualcuno ha detto che cucina bene e tutti si saziano, un altro che lava, stende e stira canticchiando e fischiettando; un altro ancora che, quando fa la spesa, compra sempre qualcosa in più per la vicina di casa in difficoltà. Dovresti vederla al volante di quell’utilitaria di altri tempi mentre accompagna qua e là chi ne ha bisogno: pronta a dare la precedenza, a suonare il clacson solo se necessario, a sorridere ai lavavetri e a dare qualcosa a chi chiede ai semafori. Nelle chiese è di casa o almeno dovrebbe esserlo, ma preferirebbe stare oltre la soglia, forse perché non ama gli incensi, gli eccessi di merletti, le troppe riunioni, le porte chiuse, i consacrati mondani e i laici da sacrestia. E che dire della sua eleganza frutto della semplicità, della bellezza mai ostentata, dell’incedere nobile e mai altezzoso, del suo chinarsi per stringere la mano a chi la tende per povertà.
La Misericordia è sempre innamorata, sembra una sposa che bacia lo sposo, una madre che consola i figli, un moglie che abbraccia il marito, una ragazza che arrossisce al suo primo appuntamento. A volte sparisce, si nasconde, si traveste: eppure è riconoscibile – se l’hai frequentata per un po’ – in alcune corsie degli ospedali, nei corridoi delle scuole, nelle aule dei tribunali, nelle celle delle carceri, nelle case di riposo, sulle banchine dei porti, nei centri di accoglienza dei migranti, in mezzo al mare, alle frontiere, oltre i muri, presso le stazioni, persino per strada.
L’altro giorno mi trovavo vicino alla Misericordia, ho sussurrato la parola “amore”, e Lei si è girata come se l’avessi chiamata per nome.
Marco Pappalardo
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=2050