Titolo Originale: Cinderella
Regia: Kenneth Branagh
Cast: Cate Blanchett, Lily James, Richard Madden
Casa di Produzione: Walt Disney Pictures
Target: Per Tutti
“Sii gentile e abbi coraggio”
Questa la frase tormentone e il nucleo riassuntivo della Cenerentola di Branagh. Quella di Cenerentola è una storia senza tempo, che ancora riesce sempre a emozionare come se fosse la prima volta, e come se il finale potesse cambiare.
Poche le differenze rispetto al celeberrimo film d’animazione, i luoghi comuni sono gli stessi, e i personaggi hanno lo stesso spessore – troviamo anche alcuni omaggi come qualche riga di Canta, Usignol intonata da Ella, o la formula magica Bibbidi-bobbidi-bu pronunciata dalla Fata Madrina, fino alle canzoni (I Sogni Son Desideri e Bibbidi-bobbidi-bu, appunto, cantate dalle due attrici durante i titoli di coda).
Dal punto di vista tecnico, saltano subito agli occhi i costumi… sfavillante il costume del ballo della protagonista, assolutamente magnifico, attrae su di sé tutti gli sguardi. Momento di silenzio e ammirazione per la scarpetta di cristallo.
E cosa dire dell’armadio pressoché infinto della matrigna? Toni sempre tendenti al verde, sapientemente alternati all’oro o al nero; i colori e i disegni ben si sposano con la classe, la finzione, le menzogne e il carattere imperioso del personaggio, sono costumi “parlanti”.
Idem dicasi per la Fata Madrina: un vestito a dir poco rilucente – in senso fisico –. L’interprete stessa ha dichiarato che c’erano fisicamente delle luci inserite nell’immenso abito e che veniva “accesa” prima di girare.
Due parole anche sulla recitazione: bene Richard Madden, finalmente un principe degno di tale nome, bene anche Lily James, devo dire che onestamente mi sarei aspettato anche di peggio. Solita lode – inevitabile e quasi scontata – alla sempre regale e qui particolarmente glaciale Cate Blanchett, due volte premio Oscar sempre in ottima forma; grandissimo elogio alla sua mimica facciale e ai suoi occhi di pietra. Un applauso anche per Helena Bonham Carter, perfetta nel giocoso e iconico ruolo della Fata Madrina; come sempre, la Carter riesce a far suo ogni tipo di personaggio e a metterci del proprio nella resa interpretativa, e questo si vede. I personaggi che lei interpreta hanno sempre quel “qualcosa” che li rendono unici e che assolutamente non verrebbe fuori se non fossero interpretati da lei.
Sii gentile e abbi coraggio.
Il monito della mamma morente di Ella la accompagna per tutta la vita e diventa il “tormentone” del film, nonché la morale che noi pubblico portiamo nelle nostre case e – forse – in parte nella nostra vita. Ella e la sua matrigna non sono poi così diverse in fondo, così come la matrigna non è così diversa dalla Fata Madrina: la matrigna semplicemente non è gentile, perché non ha il coraggio di esserlo, non essendosi sentita amata nella vita dopo la morte del suo primo marito. Ella non si è mai persa d’animo, ha avuto il coraggio di essere se stessa e di essere sempre gentile, anche con chi non lo meritava, e ha avuto addirittura il coraggio e la forza di perdonare chi l’ha usata con soprusi per moltissimo tempo.
E dove c’è gentilezza, c’è bellezza. E dove c’è bellezza, c’è magia.
Ed ecco che il passaggio alla Fata Madrina è presto fatto: una donna gentile che trasforma, come per magia, una zucca in carrozza, qualcosa di normale in qualcosa di bello, in qualcosa di magico.
“Anche un po’ di latte non è “niente”, – come ci ricorda saggiamente la Fata Madrina – ma se dato con un po’ di gentilezza, può essere tutto”.
Matteo Pirovano