Quell’uomo in croce dà proprio fastidio, che poi possa essere Dio disturba ancor di più!
In certi ambienti scolastici è più fastidioso di un bambino che nasce povero in una mangiatoia.
Sì, un crocifisso e un bambino in fasce sono un problema, fanno paura, vanno tenuti lontani dai nostri studenti e dai nostri figli.
- Ci offendono perché non sono utili alla società, così inchiodato il primo, così gracile l’altro.
- Ci irritano perché uno è imbrattato di sangue, il piccolo piange di continuo.
- Ci spaventano perché chi muore in croce non lo si può proprio guardare, mentre chi nasce in una stalla potrebbe portare delle malattie.
- Ci guardano, uno dall’alto di una croce con quello sguardo pietoso come dietro al finestrino di un’auto il migrante che ci vuol lavare il vetro, l’altro per terra con gli occhi spaventati ma vispi di uno di quei bimbi siriani in mezzo alla guerra.
- Ci colpiscono quanto le immagini del terrorismo e le tragedie del mare, dunque è meglio non pensarci troppo, metterli da parte, scrivere “torno subito”, come si legge in un’aula scolastica al posto della croce che era sulla parete.
Nelle scorse settimane abbiamo ascoltato le polemiche sulle mancate benedizioni pasquali in alcune scuole. Si sa del resto che sono pericolose per chi non crede o professa un’altra religione e si può rischiare di essere accecati da una goccia di acqua santa o convertiti dalle parole del parroco!
Il problema è come sempre sulla testa degli studenti, poiché queste battaglie le combattono alcuni genitori, qualche dirigente scolastico, piccoli politici per finire sui media. Magari fosse dibattuto e condiviso con gli alunni, fosse posta loro la possibilità di scegliere; ma è meglio non rischiare di metterli in mezzo, perché la risposta ci potrebbe stupire essendo tanto liberi dai pregiudizi, aperti alla realtà, disponibili alla ricerca, attenti al mistero. Chi lo dice?
Basta partecipare agli esercizi spirituali che tante scuole pubbliche statali offrono ai propri studenti e docenti secondo varie formule, rispettando la libertà e l’intelligenza di tutti.
Intanto la Pasqua è arrivata e con essa le vacanze, per tutti, con o senza benedizioni ed esercizi per l’anima. Almeno quel crocifisso qualcosa di buono ancora la fa per la scuola, sebbene sempre meno di quello che riesce fare con due settimane di pausa il bambinello di Betlemme; speriamo che, una volta cresciuto, non segua l’esempio del crocifisso, non diventi come lui!
Magari potrebbe montarsi la testa, pensare e dire di essere Dio, di risorgere dopo la morte il terzo giorno; e qualcuno potrebbe pure crederci tra gli studenti e gli insegnanti, seguire quelle parole assurde come perdono, misericordia, amore, o quelle frasi strane del tipo “la verità vi farà liberi” e “ama il tuo nemico”.
Bambino povero, uomo in croce, sono cose di altri tempi; non è che qualcuno vuole farci pensare che abbiano qualcosa a che fare con la strage di centinaia di giovani cristiani uccisi in un college in Kenya pochi giorni fa? Forse saranno nati in una stalla ma che c’entra la croce?
Marco Pappalardo