Questo è un romanzo speciale, che ruota intorno a una domanda semplice e decisiva: cos’è che riempie davvero la nostra vita?
Anche quando fai la cosa piú inutile del mondo – che sia raccogliere conchiglie, trapiantare primule, trascinare stancamente i tuoi passi, invecchiare, amare qualcuno in silenzio – puoi trovare una scintilla di vita, un lampo di senso, uno scatto inaspettato.
O persino te stesso. Perché l’inutilità – sembra dirci Paola Mastrocola con questa sua storia che coinvolge ed emoziona – è soprattutto un sentimento.
In un gelido mattino di dicembre, un libro e un asino s’incontrano lungo una strada deserta.
Il libro, in viaggio verso il meraviglioso “Paese delle cose inutili”, convince il vecchio asino a seguirlo. Dopotutto, un asino che non serve più a nessuno non potrà che trovarsi bene in un posto pieno di funamboli, cantori, raccoglitori di conchiglie, macinini da caffè, trapiantatoti di primule, dizionari di latino e raccolte poetiche. Vivono là, tutti ammassati insieme e, secondo il libro, sono molto felici. L’asino Raimond, però, non si consola d’essere diventato inutile. La nostalgia lo tormenta e, ben presto, le lettere misteriose che riceve ogni settimana diventeranno il suo unico conforto. Foglio dopo foglio, scoprirà la storia di Guglielmo, un ragazzo introverso e sensibile che ha parecchio da raccontare, e un modo tutto suo di farlo. Conquistato da quella voce, Raimond deciderà di aiutarlo, di difenderlo dal temibile bullo che gli rovina i giorni e di entrare nella sua vita.
Ma la sua non sarà un’impresa solitaria: lo strampalato “Esercito delle cose inutili” lo seguirà a ruota, perché ciò che è vecchio, desueto, ai margini, eccentrico, può essere mosso da un’energia misteriosa e seguire strade poco battute, dove l’utile e l’inutile sanno ribaltarsi l’uno nell’altro e diventare, forse, una sostanza nuova.