Il mese di gennaio è per tutti noi amici di Don Bosco, un mese speciale.
Ecco una carrellata di quanto abbiamo vissuto e di quanto vivremo nella nostra scuola.
Il metodo preventivo di Don Bosco, che in mezzo alle mille difficoltà che hanno caratterizzato la sua vita, era un uomo felice di vivere, è fare in modo che i ragazzi vivano in un ambiente sano, positivo, con una spiritualità semplice, alla portata di tutti, incarnata nel quotidiano: l’offerta al Signore di una vita cristiana “fatta bene”. Vivere in una scuola salesiana è: per noi genitori ”Essere genitori col cuore di Dio”, titolo della serata “Scuola per genitori” (13 gennaio), durante la quale don Roberto Carelli di Torino, ci ha parlato di come siamo cresciuti noi e di come stiamo facendo crescere i nostri figli… e che l’oggetto di lavoro di noi genitori non deve essere il figlio, deve essere la ricerca appassionata della verità della vita per capire cosa possiamo trasmettere di noi ai nostri figli.
Vivere in una scuola salesiana è: per i bambini e per i nonni fare colazione insieme, a scuola, con l’iniziativa “Un pezzo di pane… una fetta di cielo” (30 gennaio) per fare in modo che i bambini conoscano la colazione di una volta, quella che i loro nonni ogni giorno facevano quando erano piccoli come loro, e ne assaporino il “gusto della genuinità”. Vivere in una scuola salesiana è: per studenti, insegnanti e genitori stare insieme per la Festa di Don Bosco (31 gennaio), appuntamento di famiglia tanto atteso da tutti. Festa a cui i nostri bambini arrivano pronti con un percorso quotidiano svolto a scuola con i loro insegnanti e noi genitori riflettendo sulle parole contenute nei piccoli opuscoli “Che forza con Don Bosco” che settimanalmente abbiamo il piacere di trovare nell’atrio della scuola o nel sito internet della stessa.
Una festa per conoscere il cuore di Don Bosco ed… il fagottino che ogni giorno mamma Margherita preparava con amore per lui quando era bambino. E poi vivere in una scuola salesiana è: per i bambini andare a conoscere la prima casa di Don Bosco a Valdocco (17 aprile) e, per tutte le famiglie, andare a Torino a vedere la Sindone (esposta in occasione del Bicentenario di Don Bosco) e poi visitare Valdocco per vivere un momento di intensa spiritualità e condivisione nel luogo in cui è sorto il primo oratorio e culla dell’opera salesiana nel mondo (30 maggio). Infine vivere in una scuola salesiana per me mamma…sentire alla mattina mia figlia di 6 anni che in bagno, mentre si lava per andare a scuola, canta allegramente diversi canzoni ma in questo periodo soprattutto “Tu sei Don Bosco amico nostro, amico della gioventù….” e, a squarciagola, tenta di svegliare chi sta ancora sonnecchiando, sua sorella più piccola, …allora mi avvicino e, in un momento così prezioso come quello della preparazione al nuovo giorno che sta per iniziare, provo a parlarle di Don Bosco e della mia infanzia trascorsa all’Oratorio Salesiano Rondinella di Sesto San Giovanni… dove tra l’altro ho conosciuto il suo papà, anche lui cresciuto in un ambiente educativo fondato sul pensiero e sui valori di Don Bosco. E scoprire che lei ne sa più di me…“Don Bosco mamma era un bravo bambino quando era piccolo e un bravo uomo da grande perché pescava i ragazzi….”.
“Cosa vuol dire che pescava i ragazzi?” “Vuol dire che li prendeva per strada e li portava a casa sua, perché erano dei senzatetto… loro magari erano al mercato per cercare lavoro e lui li pescava… poi giocavano insieme”. Mi fa piacere poter condividere con lei l’esperienza della crescita anche parlando del “prete che faceva giocare i bambini” ben consapevole, da mamma, che il gioco è una delle esperienze fondamentali nella vita di un bambino per crescere equilibrati e “resilienti”. L’educazione è opera faticosa, dai tempi lunghi, con successi e fallimenti alterni; non ha ricette preconfezionate, perché deve fare i conti con l’irripetibilità di ogni persona. Si fonda sulla convinzione che il bene presente in ogni soggetto è un valore tale per cui vale la spesa “dare la vita”. (Don Bosco)
Barbara, mamma di Carola