Lettera ad un adolescente

– Angela Maiale –

 

LETTERA AD UN ADOLESCENTE       VITTORINO ANDREOLI 2004 RIZZOLI

 

E’ uscito nel Gennaio 2004 questo libro dello psichiatra e scrittore Andreoli; compie  20 anni da che è stato scritto! Me ne sono accorta per caso, riprendendolo qualche sera fa, come ogni tanto mi capita, dato che ho continuamente a che fare con adolescenti.

Esprimo, come sempre mi capita e mi piace, un giudizio per niente obiettivo: scrivendo recensioni mi concedo il lusso di scegliere soprattutto ciò che mi colpisce favorevolmente; oltretutto, se confesso di riprenderlo spesso significa che ne condivido impostazioni, riflessioni, opinioni.

 

Un manuale di buone pratihce

Questo libro di veloce e facile lettura lo definirei un “manuale di buone pratiche”, pur non essendolo affatto. Si tratta, infatti, di una vera lettera aperta; non ha indice, divisione in capitoli o in argomenti; leggendolo si ha a che fare con il flusso di coscienza narrativo di un padre o di un nonno, come si definisce lo stesso scrittore, il quale si rivolge ad un adolescente ideale, quindi, di fatto, a tutti; Andreoli, da esperto di relazioni, sentimenti, conflitti, evoluzioni ed involuzioni della psiche adolescenziale, imposta con un affetto sincero e percepibile questa lettera come un invito delicato al dialogo. Quanti fiumi d’inchiostro si sono sprecati sul famoso dialogo tra genitori e figli a partire dagli anni della contestazione giovanile?

Eppure, nonostante sia una lettera aperta, semplice, diretta, per me resta un vero manuale al quale fare riferimento e dal quale trarre ispirazione nella quotidianità dei rapporti, soprattutto con ragazze e ragazzi.

 

Un dialogo empatico

La modalità adottata da Andreoli è semplice e, allo stesso tempo, disarmante, com’è necessario che sia per convincere al dialogo, per non forzare la mano, senza paternalismi, senza presunzione di competenza, con un approccio empatico che, fondandosi sulla condivisione dei sentimenti, prova a spiegare serenamente quali sono i blocchi emotivi che il cervello mette in campo come atteggiamento di autodifesa rispetto alla paura, alle volte mista a pudore, di condividere fino in fondo i propri pensieri: alcuni genitori pensano di dover sempre dare risposte, anche preconfezionate, piuttosto che cercare con i figli strade da percorrere insieme verso scelte condivise o condivisibili, temono di essere percepiti come impreparati o insicuri dai figli; altri assumono atteggiamento prevaricatore o aggressivo,  di chiusura, pur di non mostrare le proprie incertezze, fragilità, paure … Convinzioni diffuse sono le idee che, essendo genitori, ma anche educatori a vario titolo, quindi lo fanno anche certi insegnanti, il proprio ruolo debba essere svolto in modo autoritario; non ci si rende più conto, gli adulti tanto lontani dall’adolescenza lo dimenticano facilmente, che bisogna essere autorevoli e non autoritari. Allo stesso modo non funzionano i genitori “amici” dei figli, soprattutto se, loro stessi, si mostrano come eterni adolescenti in cerca della giovinezza da vivere in moto perpetuo; ognuno è bene che sia l’età che ha, ed è bene che eserciti il ruolo che riveste, senza maschere.

Anche gli adolescenti mettono in campo, spesso inconsapevolmente, tanti meccanismi di autodifesa verso i genitori, oltre che verso gli stessi coetanei; la semplicità e la schiettezza disarmante con la quale lo scrittore affronta questo aspetto, suggerendo approcci più lineari, rende affrontabile al lettore qualsiasi problematica relazionale.

 

Sincerità e maschere

I temi spiegati in questa lettera vanno dal perdono, all’anima, ovviamente l’amore, passando per l’ inutilità del rancore e della vendetta, l’estetica, il legame tra sesso e corpo, il sacro – il divino – e la ricerca che ognuno di noi ne fa nella propria esistenza, … 

Tutti affrontati anche nella prospettiva della comunicazione tra le parti in causa: genitori e figli, ma anche nella prospettiva della scelta che un adolescente fa, se aderire o meno ad una crescita serena e consapevole o aderire a stereotipi comportamentali.

Gli infingimenti, le maschere che si sceglie di indossare per sentirsi, o illudersi di essere, a proprio agio nelle relazioni, sono un modo con il quale prendiamo in giro noi stessi e ci illudiamo di vivere la vita in modo completo quando, in realtà, la relazione più vera ed empatica riusciamo ad averla solo attraverso lo svelamento di noi stessi all’altro.

 

Una lettera sempre ed ancora bellissima, utile, ricca di tanti spunti per riflettere, per crescere, per educare, soprattutto per amare, perché scritta con amore.