L’attore e scrittore ha incontrato gli alunni delle classi terze delle secondarie di primo grado del quartiere Forlanini di Milano sul tema “Per scelta o per caso? Comunque con passione”.
Una mezza mattinata di testimonianza e domande, tante, degli studenti a Poretti che li ha invitati a non considerare il «successo il metro di giudizio» della propria vita
di Antonietta Nembri
Metti una mattina a teatro. Quasi trecento studenti seduti nelle poltroncine di velluto rosso e sul palco uno dei comici più amati degli ultimi anni: Giacomo Poretti. Ma non è una mattinée, al cinema teatro Delfino della parrocchia di San Nicolao della Flue, gli alunni dell’ultimo anno delle medie De Andreis stanno partecipando a un incontro di orientamento dal titolo “Per scelta o per caso? Comunque con passione”.
La preside Francesca Scarpino, introducendo Poretti, ricorda come orientare, voglia dire «volgere verso oriente, verso la luce».
Riccardo Bonacina, giornalista nel presentare ai ragazzi Poretti ricorda che l’attore è anche uno scrittore e che l’ultimo libro “Turno di notte” è un richiamo agli 11 anni da infermiere dello stesso Poretti che ha una carriera che va oltre il trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”, oggi è infatti un impresario teatrale «una delle persone che sta vivificando il teatro a Milano», ha ricordato Bonacina.
Davanti a una platea gremita e silenziosa Giacomo Poretti si è raccontato, dal suo essere un ragazzino di terza media, a fine anni Sessanta che aveva «un sacco di sogni.
Sognavo di fare il calciatore, di alzare la coppa del mondo, ma anche di fare l’avvocato… Ho avuto un sacco di sogni, ma la vita è fatta di imprevisti», ha ammesso ricordando di essere andato a lavorare in fabbrica dopo le medie e poi in ospedale «pian piano mi sono diplomato infermiere, ho preso anche il diploma da caposala e questo mi ha permesso di frequentare un corso di teatro serale…».
Un racconto esperienziale di chi ha studiato alle serali per avere un diploma «quello che è capitato è stato sì casuale, ma mi è piaciuto», ha sottolineato spiegando che nonostante tutto si possono seguire passioni che restano dentro. Come nel racconto del primo approccio con il teatro da piccolo.
«Non preoccupatevi dei fallimenti e dei giudizi. Non siamo nati perfetti» ha ricordato Giacomo Poretti ai ragazzi raccontando un episodio della storia di Aldo quando aveva la loro età.
Nel video in basso il racconto.
Con la sua capacità di racconto, le battute fulminanti e i tanti esempi tratti dalla sua esperienza in ospedale, nei teatri di cabaret, il successo, gli oltre 30 anni di lavoro del trio, Poretti ha entusiasmato gli studenti che si sono messi in fila per fargli domande che hanno spaziato dal cinema al teatro, dal come capire che cosa si vuole fare da grandi a che cosa fare se si vuole fare teatro.
E a chi gli ha domandato se avesse mai avuto un piano B ha risposto diretto «mai avuto, arriva da solo. L’importante è che pensiate al piano A». Un suggerimento per tutti: prendete la maturità. E ha chiuso con una riflessione sul successo che «non è garanzia di tranquillità. Non usate il successo come metro di giudizio». Applausi.
Fonte: Vita