di Emiliano Moccia
Dare una seconda opportunità alle persone e ai tessuti. Concedere una seconda chance di vita a chi rischia l’emarginazione, per far sì che l’economia dello scarto possa diventare economia di lavoro, di inclusione, di rispetto dell’ambiente. È il senso di “Innovazioni Sartoriali”, il progetto presentato da Fondazione Territorio Italia, che in occasione della Giornata mondiale della Creatività e dell’Innovazione assume maggiore rilevanza perché coniuga l’innovazione dell’industria creativa con lo sviluppo sociale e del cosiddetto “green jobs, dedicando particolare attenzione alla formazione femminile.
Alle donne che provengono da situazioni di fragilità: donne vittime di tratta, di violenza fisica, psicologica ed economica. Sono state loro, infatti, le protagoniste dei corsi e dei laboratori che – sotto il coordinamento di Luciana Delle Donne, Fondatrice di Made in Carcere, e in collaborazione con Industrie Tessili di Prato e con Green Heroes la rete di eccellenze del Made in Italy fondata da Kyoto Club – hanno trasformato tessuti non più utilizzabili in produzioni ad alto valore etico e rinnovabile da oggi in commercio.
«I tessuti hanno un valore simbolico. Tessuti sociali e tessuti di umanità. Il maneggiare scarti di fibre e tessuti da riassemblare, ricucire, reinventare è come avere a che fare anche con sé. Ricomporre e ricreare dentro di sé rinnovati tessuti immateriali della vita quotidiana per rinascere anche dalle macerie-scarti».
Daniela Ducato è la presidentessa di Fondazione Territorio Italia, la realtà nata nel 2020 per affermare, attraverso azioni e progetti sostenuti, una visione del lavoro fondata sui pilastri della parità di genere e dell’innovazione, all’insegna della sostenibilità e salvaguardia dell’ambiente. “Innovazioni Sartoriali” viaggia in questa direzione. Perché dagli scarti tessili fatti con polimeri della plastica, derivanti dai tagli di tessuti e pelli con il sistema CAD per il settore dei rivestimenti (auto, nautica, camper, treni) il cui smaltimento sarebbe oneroso e complesso, si realizzano adesso una serie di prodotti: packaging per privati e aziende; imballaggi antiurto per il settore di conservazione degli alimenti in contenitori di vetro (bottiglie, conserve, marmellate); articoli per la pet care come materassini e sotto-ciotola igienici antiscivolamento e tanto altro. «Il consumo di tessili dell’Unione Europa» dice Ducato «ha, in media, il quarto maggiore impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici, dopo cibo, alloggio e mobilità. È anche la terza area di consumo per consumo di acqua e suolo e la quinta per uso di materie prime primarie ed emissioni di gas serra».
Il progetto, però, ha anche altri obiettivi da raggiungere. Perché con i biotessili isolanti termici rinnovabili e compostabili realizzati con scarti di canapa e sughero, l’iniziativa permetterà di produrre ante per mobili al posto di legno plastica con un risparmio del 99% di materie prime, tappeti isolanti termici, tappetini yoga, che diventeranno serbatoi di CO2. «Tutti prodotti antimicrobici disinquinanti e purificanti dell’aria, resistenti oltre 50 anni che a fine ciclo vita diventano terra fertile». Senza dimenticare, l’impatto sociale che il percorso sta avendo sulle donne con fragilità coinvolte, che stanno acquisendo competenze e professionalità da poter poi spendere nel mercato del lavoro e, soprattutto, una maggiore consapevolezza di sé stesse e del loro valore che i vari cortocircuiti della vita non hanno ancora permesso di esprimere. «Ricomporre e ricreare dentro di sé rinnovati tessuti immateriali della vita quotidiana per rinascere anche dalle macerie-scarti. Si imparano competenze che il mercato richiede allenando la creatività e riconoscendo il proprio valore» evidenzia Ducato.
La Giornata mondiale della Creatività e dell’Innovazione è stata dichiarata dalle Nazioni Unite nel 2017 e si celebra ogni anno sei giorni dopo la nascita di Leonardo Da Vinci e un giorno prima della Giornata Internazionale della Madre Terra (22 aprile). In questo filone si inserisce il progetto che prova a ricucire le storie delle donne che vivono in fragilità ed i tessuti ormai scartati. «Le beneficiarie coinvolte sono donne vittime di violenza economica, fisica, psicologica e le donne vittime di tratta, perlopiù donne che si trovano all’interno di case protette e casa famiglia o tramite la Caritas» conclude Ducato.
«Il trasferimento dei saperi segue la metodologia della moltiplicazione diffusiva, attraverso delle formatrici esperte individuate da Luciana delle Donne distribuite in diversi luoghi d’Italia. Le competenze acquisite dalle donne sono richieste dal mercato sempre più attento e indirizzato a prodotti sostenibili».
La sfida è lanciata. Tessuti non rinnovabili e non riciclabili, formazione, modello d’impresa al servizio di un progetto che punta al riscatto culturale e sociale, e a generare nuove opportunità lavorative secondo la filosofia dell’economia verde.
Fonte: Vita