THE JUNGLE BOOK – Rudyard Kipling 1894 – Classici BUR Rizzoli
“Un grande classico”: Diciamo così di un libro che ha attraversato epoche e generazioni.
Questo libro è figlio di un’epoca in cui il punto di vista inglese era il punto di vista unico su un vasto impero e, sebbene sia nato in un contesto di mentalità stereotipata sul piano delle conoscenze scientifiche e della cultura borghese, contrariamente a quanto ci possiamo aspettare, rompe parecchio con gli schemi benpensanti e bigotti, e trasmette un sentimento di amore travolgente, non razzista, ed incredibilmente moderno.
Ogni società si sente più moderna ed evoluta della precedente; noi oggi ci sentiamo moderni perché il nostro riferimento è il progresso tecnologico; forse dovremmo considerare che, ragionando così, mostriamo una mentalità piccolo borghese, invece, molto antiquata, che lega il successo del singolo e del gruppo al possesso dei beni materiali ed all’utilizzo della tecnologia.
Questo libro credo che nei suoi racconti si mostri più moderno di noi, nonostante risalga alla fine dell’800, e proprio a quel periodo della II Rivoluzione industriale che esaltava la tecnologia, perché mostra che la modernità è nel pensare al progresso come ad un bene comune, che si propone di far star bene tutti allo stesso modo.
Il protagonista, infatti, il piccolo Mowgli, vive una storia di amore e famiglia non convenzionale nella quale è stato accolto e salvato, messo al riparo, quando vagava senza meta in cerca di una casa; non è stato discriminato per essere diverso, non è stato giudicato, è stato amato come gli altri figli, gli è stato insegnato a proteggere i deboli, assumere delle responsabilità, rispettare le regole comuni, proteggere il suo ambiente, che è anche degli altri –nella nostra società di oggi possiamo dire di essere meglio di così?
In questa storia tutte le avventure insegnano qualcosa a Mowgli, e ogni esperienza che la vita gli fa vivere gli chiede di essere all’altezza, un passo dopo l’altro; noi lettori seguiamo la sua crescita, lo vediamo attraversare l’infanzia preparandosi a diventare un adulto capace. Possiamo certamente dire che questo bel racconto è davvero un romanzo di formazione.
La giungla, libera e selvaggia di questi racconti, che offre ad ognuno un posto ed opportunità, è il luogo che tutti devono salvaguardare: gli animali hanno l’intelligenza e la sensibilità per capire che il loro mondo va preservato, oppure essi stessi spariranno se non avranno cura del posto in cui vivono. Noi, oggi, tanto evoluti e così distanti nel tempo dai tempi in cui Kipling scriveva, abbiamo totalmente ignorato la cura del Creato e stiamo irrimediabilmente compromettendo la natura e la sua possibilità di ripresa; sarà la tecnologia l’unica risorsa che metteremo in campo per recuperare?
La parte che preferisco è quella in cui gli animali che lo hanno allevato insegnano al piccolo Mowgli, umano, a temere l’uomo, perché è un distruttore ed un violento.
D’accordo, è un estremismo, l’uomo non è solo questo, ma il punto di vista degli animali si basa su quanto hanno sperimentato degli umani: la caccia, la violenza, gli incendi.
Noi leggiamo per riflettere, capire, ampliare le nostre conoscenze e vedute… allora possiamo apprezzare, di questo libro, l’idea di tornare a prenderci cura di ciò che è prezioso: la vita, i bambini, la natura; questa è la vera dimensione dell’amore, prendersi cura di ciò che è prezioso, come la rosa del Piccolo Principe che non appassisce grazie alle attenzioni che le ha dedicato.
Questa è la dimensione concettuale intorno alla quale sono costruite tutte le avventure di Mowgli nel “grande classico”: the jungle book.
Angela Maiale