San Paolo al centro del messaggio per la GMG

da | 4 Ott 2021 | Giovani

di Andrea Gagliarducci

 

Come San Paolo è diventato da persecutore a testimone dei cristiani, così i giovani sono chiamati a testimoniare Gesù sull’esempio dell’Apostolo delle genti. Chiamati ad una conversione che deve essere oggetto di discernimento e centrata su Cristo, perché resta sempre il rischio “ di lottare per cause che all’origine difendono valori giusti, ma che, portate all’esasperazione, diventano ideologie distruttive”. Lo spiega Papa Francesco nel messaggio della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che si tiene a livello locale quest’anno nella Solennità di Cristo Re, e che avrà come tema il versetto degli Atti degli Apostoli “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”.

Il messaggio è il secondo del ciclo dei tre messaggi che accompagnano i giovani nel cammino tra la GMG di Panama del 2019 e quella di Lisbona 2023, tutti incentrati sul verbo alzarsi – il tema di Lisbona 2023 sarà infatti “Maria si alzò ed andò in fretta”.

Nel messaggio, Papa Francesco ricorda le difficoltà che i giovani hanno vissuto durante la pandemia, sottolineano che “si sono trovati in situazioni difficili, che non erano abituati a gestire”, e nota che nonostante tutto questo ha fatto emergere “anche le nostre virtù, tra cui la predisposizione alla solidarietà”.

Mettendo in luce “la grande potenzialità” nelle mani dei giovani, il Papa spiega allora il versetto degli Atti che fa da tema alla Giornata Mondiale della Gioventù 2021. Paolo si trova davanti al re Agrippa, da detenuto. Lui era “nemico e persecutore dei cristiani” e ora invece è giudicato “per la sua fede in Cristo”, e racconta della sua conversione, della caduta da cavallo, della voce di Dio che lo chiamava.

 

“Cadendo a terra – dice Papa Francesco – Saulo riconosce di essere testimone di una manifestazione divina, una rivelazione potente, che lo sconvolge, ma non lo annienta, anzi, lo interpella per nome. In effetti, solo un incontro personale, non anonimo con Cristo cambia la vita”.

Gesù conosce Saulo, sa che l’odio per i cristiani “è dovuto all’ignoranza e vuole dimostrare in lui la sua misericordia”, ed è questa la luce che trasforma radicalmente la vita di Saulo.

Papa Francesco analizza i passaggi della storia. Parte dalla domanda che Saulo fa direttamente al Signore, perché “non basta aver sentito parlare di Cristo da altri, è necessario parlare con Lui personalmente”, e questo è “pregare”.

La risposta di Gesù (“Io sono Gesù, che tu perseguiti”) rivela “un mistero grande: che Lui si identifica con la Chiesa, con i cristiani”. Così, Saulo si rende conto che in quelle persone che “rispondono al male con il bene” ha già incontrato, senza saperlo, Gesù.

A Saulo che cade, Gesù dice anche che “è duro rivoltarti come un pungolo”, un dolce rimprovero che “Nostro Signore rivolge ad ogni giovane che si allontana”, ma – sottolinea Papa Francesco – “nel cuore di ognuno c’è come un fuoco ardente: anche se ci sforziamo di contenerlo, non ci riusciamo, perché è più forte di noi”.

 

Papa Francesco nota che “non esiste persona che per Dio sia irrecuperabile”, e dunque “nessun giovane è fuori della portata della grazia e della misericordia di Dio. Per nessuno si può dire: è troppo lontano… è troppo tardi… Quanti giovani hanno la passione di opporsi e andare controcorrente, ma portano nascosto nel cuore il bisogno di impegnarsi, di amare con tutte le loro forze, di identificarsi con una missione!”

Per questo, Papa Francesco chiede ai giovani di “riconoscere la propria cecità”, perché anche Paolo “era convinto di essere nel giusto”, ma quando il Signore gli si rivela “si ritrova cieco”, e “improvvisamente scopre di non essere capace di vedere, non solo fisicamente ma anche spiritualmente. Le sue certezze vacillano. Nel suo animo avverte che ciò che lo animava con tanta passione – lo zelo di eliminare i cristiani – era completamente sbagliato. Si rende conto di non essere il detentore assoluto della verità, anzi di esserne ben lontano”.

Cade così la grandezza di Paolo, cosa che succede a “chi pensa di sapere tutto di sé, degli altri e persino delle verità religiose, farà fatica a incontrare Cristo. Saulo, diventato cieco, ha perso i suoi punti di riferimento”.

Per questo, Saulo, dopo la folgorazione, si farà chiamare “Paolo”, cioè “Piccolo”, perché “l’incontro con Cristo lo ha fatto sentire veramente così, abbattendo il muro che gli impediva di conoscersi in verità”.

 

Nel mondo di oggi, in cui tutti vogliono mostrarsi più di quello che sono – nota Papa Francesco – “Cristo, luce meridiana, viene a illuminarci e a restituirci la nostra autenticità, liberandoci da ogni maschera. Ci mostra con nitidezza quello che siamo, perché ci ama così come siamo”.

Per questo, la conversione di Paolo è “aprirsi ad una prospettiva radicalmente nuova”, tanto che Saulo va sì fino a Damasco, dove era diretto, ma con una prospettiva nuova: prima aveva gli occhi “del persecutore giustiziere”, ora ha “quelli del testimone”.

Nota Papa Francesco: “L’atteggiamento di Paolo prima dell’incontro con Gesù risorto non ci è tanto estraneo. Quanta forza e quanta passione vivono anche nei vostri cuori, cari giovani! Ma se l’oscurità intorno a voi e dentro di voi vi impedisce di vedere correttamente, rischiate di perdervi in battaglie senza senso, perfino di diventare violenti. E purtroppo le prime vittime sarete voi stessi e coloro che vi sono più vicini”.

Papa Francesco mette in luce “il pericolo di lottare per cause che all’origine difendono valori giusti, ma che, portate all’esasperazione, diventano ideologie distruttive”, sottolinea che sono tanti i giovani che “forse spinti dalle proprie convinzioni politiche o religiose, finiscono per diventare strumenti di violenza e distruzione nella vita di molti”, alcuni addirittura vedendo “nell’ambiente virtuale e nelle reti sociali il nuovo campo di battaglia, ricorrendo senza scrupoli all’arma delle fake news per spargere veleni e demolire i loro avversari”.

Questo non succede quando Dio entra nella vita di Paolo, perché Gesù “non annulla la sua personalità, non cancella il suo zelo e la sua passione, ma mette a frutto queste sue doti per fare di lui il grande evangelizzatore fino ai confini della terra”.

Così, Paolo diventerà apostolo dalla genti, potendo – attraverso la sua esperienza – “immedesimarsi in coloro ai quali il Signore lo manda”.

 

Quella della testimonianza è “una missione a cui dedicarsi”, e così l’invito a Paolo “è rivolto a ognuno e ognuna di voi giovani: Alzati! Non puoi rimanere a terra a ‘piangerti addosso’, c’è una missione che ti attende! Anche tu puoi essere testimone delle opere che Gesù ha iniziato a compiere in te”.

Il Papa invita dunque i giovani ad portare testimonianza, a difendere “amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane”, ma anche “giustizia sociale, rettitudine” e “i diritti umani, i perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati”, ma anche “il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale”.

Così, Papa Francesco costituisce i giovani a testimoni, esortando ad aprirsi “alle sorprese di Dio, che vuole far risplendere la sua luce sul nostro cammino” e “ad ascoltare la sua voce, anche attraverso i nostri fratelli e le nostre sorelle”.

 

Fonte: Acistampa