Per finire l’anno scolastico in bellezza

Di Marco Pappalardo

 

Giunti quasi alla fine dell’anno scolastico, se siamo stati dei docenti “formiche” e abbiamo messo per tempo da parte le necessarie verifiche, possiamo permetterci di affrontare autori, temi ed argomenti senza l’assillo di scadenze e del programma.

In questi giorni sperimento la gioia, insieme agli studenti, di leggere i canti della “Divina Commedia” solamente per il gusto di compiere con Dante questo viaggio; leggiamo Foscolo, Manzoni, Ungaretti, Saba e Montale lasciandoci coinvolgere dalle opere, fuori dai binari di schede, apparati critici, analisi del testo; scriviamo pagine di poesia e prosa, intrecciando i classici con l’attualità, privi delle strettoie delle tipologie dell’Esame di Stato; “reinterpretiamo” la storia e la geografia tramite i video, ispirandoci ai grandi divulgatori televisivi. In realtà, questi “assaggi” li abbiamo fatti lungo tutto l’anno, dedicando periodicamente settimane creative con attività personali e di gruppo, per rompere la routine, per superare il peso della didattica a distanza, per confrontarci con concorsi nazionali vincendone pure qualcuno.

Tutto tempo guadagnato, tutto riportato sul registro, persino valutato superando la logica delle griglie. Certo, agli studenti non sembra vero – “Prof, sta scherzando?”, dicono – di poter studiare per il piacere di studiare, per appassionarsi e non per appassire, non per un voto bensì per un volo, quello da spiccare per dare un senso alla scuola e allo studio, per trovare il nesso con la vita, a maggior ragione in anni tanto difficili.

Del resto, ad esempio, dopo tre anni tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, possibile che si debba arrivare alla fine stremati e non “beati”? Ho proposto all’attuale quinto anno di salvare dalla classica vendita dei libri almeno la “Commedia”, di portarla con sé nella valigia dell’universitario, di renderlo il primo libro da porre nella libreria laddove si troveranno; ho suggerito alle altre classi di chiedere tra i regali per la promozione (spero si usino ancora!) almeno un libro, e quale genitore o nonno lo negherebbe mai?

Scherzando (ma non troppo), dico ai miei alunni e non solo, di avere paura di chi non ha un libro in casa e che, entrando in un’abitazione, conviene guardarsi intorno, domandare non del bagno ma dove tengono i libri, sperando che non siano quelli di cartone di certe esposizioni negli store di arredamento! Nessun obbligo in tutto questo e la libertà funziona sempre se offriamo le motivazioni giuste, tanto che già qualche allievo ha voluto un elenco di libri da leggere in estate e da portare sempre con sé.