5^ Domenica di Pasqua

da | 30 Apr 2021 | Commento al vangelo

5^ Domenica di Pasqua
2 maggio 2021
Vangelo di Giovanni 17.1b-11
Commento di suor Graziella Curti, FMA

 

È il momento dell’addio. È l’ora di varcare la soglia tra il tempo e l’eternità. Anche Gesù, come tutti quelli che stanno per andarsene da questo mondo, è commosso. Sente il distacco dai suoi e si rivolge al Padre e lo prega con il cuore pieno di tutti quei sentimenti e le preoccupazioni che abitano il suo spirito.

È il momento delicato e profondo in cui chi se ne va lascia qualcosa di sé agli amici, a chi gli ha voluto bene. Queste parole che vengono chiamate  Preghiera Sacerdotale e che sono il contesto del capitolo 17 del vangelo di Giovanni costituiscono il finale di una lunga riflessione di Gesù, iniziata nel capitolo 15, sulla sua missione nel mondo.

Le comunità conservano queste riflessioni per poter capire meglio il momento difficile che loro stanno attraversando: tribolazione, abbandono, dubbi, persecuzione. Con questi sentimenti e con questa preoccupazione Gesù ora si trova davanti a suo Padre, intercedendo per noi.  E ci lascia questo tesoro di preghiera che abbraccia la nostra vita e la riempie di speranza.

Commenta un esegeta: “Per coglierne bene tutto il senso, non basta riflettere con la testa, con la ragione. Questo testo deve essere meditato ed accolto anche nel cuore. È un testo non tanto da discutere, quanto da meditare e riflettere. Per questo, non ti preoccupare se non capisci tutto immediatamente. Il testo esige tutta una vita per meditarlo ed approfondirlo. Un testo così, deve essere letto, meditato, pensato, letto di nuovo, ripetuto, assaporato come si fa con una buona caramella in bocca. La si gira e rigira in bocca fino a terminarla. Per questo, chiudi gli occhi, fai silenzio dentro di te ed ascolta Gesù che ti parla, trasmettendo nel Testamento la sua maggiore preoccupazione, la sua ultima volontà. Cerca di scoprire qual è il punto su cui Gesù insiste di più e che considera il più importante”.

Proviamo a rileggere attentamente e “affettuosamente” la preghiera di Gesù e ci verrà spontanea quell’invocazione tanto nuova nei secoli e nelle religioni “Abbà, Padre!”: non stiamo parlando a un Dio lontano, ma a un padre.