Pensare e generare un mondo aperto

da | 1 Mar 2021 | Giovani

Dal capitolo 1 passiamo direttamente al capitolo 3. Il capitolo 2 è già un commento, quello di Papa Francesco alla parabola del Samaritano, e ci piace prenderlo esattamente così com’è.

 

Di Marta Delia

 

Leggendo il testo “Fratelli tutti”, mi sono ritrovata a riflettere su tematiche che spesso tendiamo a trascurare o a cui, semplicemente, non diamo la giusta importanza.

Penso che al giorno d’oggi l’uomo abbia ancora molte cose da imparare sull’amore: un sentimento così forte, così potente, da fare anche un po’ di paura. Ma la realtà è che esso è la base della nostra esistenza: l’uomo si realizza completamente quando ama l’altro, quando si relaziona e costruisce legami profondi. Quando riesce a comprendere che da solo non potrà realizzarsi e che non avrà  l’opportunità di conoscere il significato dei valori, se continuerà a tenerli isolati.

Come dice Papa Francesco “Siamo fatti per amare” e in ognuno di noi è presente “una specie di legge di estasi: uscire da se stessi per trovare negli altri un accrescimento di essere”.

Solo negli occhi del prossimo riusciamo a vedere il nostro riflesso, è l’altro che ci mostra il nostro vero io.

Spesso però non ci rendiamo conto di questo e di quanto bene possiamo dare all’altra persona con un gesto, anche piccolo, ma fatto con amore. La verità è che siamo egoisti, ci concentriamo solo su noi stessi, sul nostro bene, e tutto ciò che facciamo deve avere un tornaconto personale. Anche nelle nostre relazioni è presente l’egoismo, vogliamo “possedere“ l’altro, come se fosse una nostra proprietà, considerandolo così come un oggetto e privandolo della sua spontaneità e originalità.

Come diceva San Francesco, per riuscire ad essere felici dobbiamo imparare a vivere con umiltà e adottare una “fraterna sottomissione” verso il prossimo, anche verso chi è diverso da noi.  Dobbiamo avere questa “fraternità aperta”, come riportato nell’enciclica, questa capacità di amare l’altro incondizionatamente, abbattendo tutte le barriere ed eliminando tutti i pregiudizi. Perché l’altro, chiunque esso sia, è un essere umano con i nostri stessi diritti e valori. Ciò che lo rende diverso da noi, non determina la sua inferiorità o superiorità, semplicemente lo rende unico e speciale nella sua diversità.

Come afferma Papa Francesco, dobbiamo essere capaci di “riconoscere ognuno come persona unica e irripetibile”, accrescendo così la speranza di un mondo in cui l’uomo può essere molto anche se ha poco. Perciò le differenze dell’altro non sono difetti per cui essere “gratuitamente” giudicato e criticato, ma sono semplicemente qualità diverse; e proprio queste caratteristiche diverse ci permettono di vedere e di conoscere diversi punti di vista.

Proprio grazie a queste prospettive, riusciamo a comprendere meglio la nostra vita e vedere la realtà a 360 gradi e non solo dalla nostra piccola inquadratura.

Perciò quello che dobbiamo fare, per gli altri e per noi stessi, è essere disponibili all’apertura con il prossimo, accettare pareri, opinioni, consigli, e non pretendere di imporre la nostra volontà, privando così il mondo “delle sua varietà di colori, ma, se ne abbiamo il coraggio, è possibile guardarlo nella varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare”, perché ciò  potrà solo arricchirci.

Personalmente, penso che ognuno di noi sia stato messo al mondo non per caso, ma perché Dio ha voluto ognuno di noi. Dio ha desiderato metterti al mondo perché aveva, ed ha ancora, bisogno del tuo aiuto, delle tue capacità, per contribuire alla realizzazione del suo progetto.

Perciò non sottovalutare, non giudicare e non criticare gli altri e nemmeno te stesso, perché la tua vita l’ha desiderata e voluta Dio, e questa condizione basta per portarci rispetto reciprocamente ed amarci come fratelli e sorelle.