1^ domenica dopo il Natale – Sacra Famiglia
Vangelo di Luca 2,22-40
Commento di suor Silvia Testa, FMA
La liturgia di questa prima domenica dopo il Natale punta i riflettori su una piccola famiglia, la “Sacra Famiglia”. Soffermiamoci davanti al presepe a contemplarla. Una famiglia, come dice Enzo Bianchi, unica che non assomiglia a nessuna famiglia umana, ma ciò che essa ha vissuto è umano, umanissimo, e in quanto tale riguarda ogni tipo di famiglia e di vita comune.
Maria e Giuseppe hanno vissuto la dimensione umana dell’accogliere nella carne una vita nuova come dono, la vita stessa del Figlio di Dio. Gesù, per Maria e Giuseppe, era certamente una presenza singolare, fonte di gioia e stupore continuo, ma anche richiamo alla loro missione: far crescere e fortificare il figlio Dio. Il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio si è infatti dispiegato dentro una famiglia; Gesù ha avuto bisogno di relazioni affettive per crescere e fortificarsi.
Quella di Maria e Giuseppe è però una missione vissuta in pienezza in quanto essi, come all’origine della loro chiamata nelle annunciazioni personali, hanno continuato a dare spazio alla “Grazia di Dio che era sopra di lui”, sul figlio Gesù (v.40).
Ecco la prima chiamata a cui ogni famiglia, anche quella di vita comune, deve rispondere: dare spazio alla Grazia nelle semplici faccende del quotidiano, nelle fatiche e nelle gioie di ogni giorno, nei piccoli e grandi turbamenti, anche quelli che la pandemia di oggi sta provocando.
Continuo a contemplare la natività del mio presepe, negli occhi mi ritorna il percorso che si compie da Betlemme a Gerusalemme fino al tempio.
Domando: Maria e Giuseppe dove siete stati in quei lunghi quaranta giorni? Avete patito fame e freddo? Chi vi ha ospitati? Dove avete potuto compiere i rituali ebraici prescritti dalla Legge? Il Vangelo non ne parla lasciando così spazio alla possibilità di vedere, anche in questo piccolo frangente della famiglia di Nazaret, le sofferenze di tante famiglie, delle nostre famiglie che, silenziosamente, sono alla ricerca di stabilità, di sicurezza, di pace e normalità.
Proseguo il percorso: arrivati a Gerusalemme, Maria e Giuseppe, forse un po’ sperduti per la maestosità del tempio in ristrutturazione voluta da Erode, vengono accolti da due anziani straordinari, carichi di attesa e di desiderio di senso, coltivati e custoditi nel tempo. Dalla loro bocca escono parole inaspettate che arrivano dritte al cuore della giovane coppia e al nostro cuore: rovina, resurrezione, contraddizione. Parole che certamente Maria e Giuseppe avranno custodito e meditato mentre si impegnavano a rispondere alla chiamata di “far crescere e fortificare Gesù”.
Simeone, come dice Ermes Ronchi, lascia tre parole che danno respiro alla vita. Le lascia alle nostre famiglie, a qualsiasi famiglia, chiamate in esse a far dimorare, crescere e fortificare Gesù. Il respiro sarà ampio se lasceremo che Gesù sia la rovina a tutto ciò che abbiamo posto come primato al posto di Dio, resurrezione alle relazioni e affetti che abbiamo fatto morire, contraddizione alle logiche egoistiche e di potere.