Di don Andrea Lonardo
Tanti dichiarano che la parrocchia è finita e poi cosa fanno? Continuano a proporre ricette sulla parrocchia e sull’Iniziazione cristiana.
Tanti pastoralisti continuano a ripetere lo slogan che la “civiltà parrocchiale” è finita e poi tornano a proporre cambiamenti da vivere nelle parrocchie!
Ma perché non iniziano a parlare, invece, di proposte “non” parrocchiali?
Perché non iniziano, invece, a parlare di una nuova visione della carità e del servizio? Perché non insistono, invece, sulla centralità della scuola per i giovani delle medie e del liceo e di come presbiteri e laici debbano iniziare a collaborare per i giovani nel cammino scolastico?
Perché non iniziano, invece, a riflettere sul ruolo della cultura e dell’università?
Perché non cercano di capire come esistano cammini “non” parrocchiali, come quelli proposti dal SOG di Assisi, dai Dieci Comandamenti, dai Punti giovani, dai Cinque passi, dallo scoutismo, che possono essere suggeriti ai tanti che non frequentano le parrocchie?
È strano che tutti ripetano ossessivamente che le parrocchie non sono ormai più il centro – da un punto di vista sociologico – e poi vadano ad “inciuciare” sempre nelle parrocchie per proporre i loro progetti di “rinnovamento” di una Chiesa che non abbia più le parrocchie al “centro”, poiché esse non sarebbero più il cuore della città!
Tali progetti di rinnovamento fanno ben capire che, al di là delle dichiarazioni, costoro ritengono ancora le parrocchie il centro sociologico e pastorale della vita della Chiesa.
Forse sarebbe bene, invece, dedicare attenzione anche agli altri ambienti di vita della città, ai luoghi dove i giovani e gli adulti si incontrano: la scuola, la cultura, il lavoro, la carità, il tessuto sociale dei diversi quartieri.
Il pastoralista Lanza affermava che se si continua a considerare solo il trinomio Parola, Liturgia e Carità, Catechesi, Celebrazione e Servizio, non c’è niente da fare, non si riuscirà mai a rinnovare la pastorale.
Fonte: gliscritti