20 settembre 2020 – Anno A
Vangelo di Matteo, 20, 1-16
Commento di suor Susanna Anzini, FMA
Questa domenica, nel vangelo, Gesù ci racconta una parabola che ad una prima lettura ci può sembrare un po’ strana, ma che ci aiuta ad uscire dalla nostra logica ed entrare in quella di Dio.
Il primo personaggio che incontriamo, in questa parabola, è il padrone della vigna, che cerca operai. Si comprende subito come la sua vigna gli stia a cuore: esce lui stesso, all’alba, per cercare chi la coltivi. Il lavoro è molto, ce n’è per tutti: il padrone non si stanca di uscire di casa per chiamare altri operai, alle nove, a mezzogiorno, alle tre e ancora alle cinque, quando ormai la giornata è quasi giunta al termine.
Già questa prima parte della parabola ci parla di Dio, un Dio che va continuamente in cerca dell’uomo, per poter realizzare insieme il sogno di Dio sull’umanità. Questo lo possiamo intendere sia come una vocazione ad una speciale consacrazione, sia come le numerose chiamate che Dio fa, ogni giorno, nella vita di ciascuno.
Nella seconda parte della parabola, invece, viene descritta la retribuzione degli operai.
Il padrone si dimostra generoso, a coloro che hanno lavorato un’ora appena dà un denaro. Si crea, negli altri operai, ma anche in noi che leggiamo, un’aspettativa: se gli ultimi ricevono un denaro per un’ora di lavoro, quanto di più spetterà a coloro che hanno faticato, sotto il sole, per un giorno intero? Quest’attesa però viene delusa: i primi ricevono tanto quanto gli ultimi. Questo porta gli operai della prima ora a mormorare contro il padrone, che però fa notare loro che non ne hanno motivo: hanno ricevuto quanto era stato concordato.
Il risentimento degli operai ci sembra comprensibile: ci verrebbe da dire che non è giusto. Anche se effettivamente il padrone paga quanto era stato promesso, ci sembrerebbe più corretto che ricevessero un po’ di più. Per natura siamo portati a confrontarci con gli altri: se ho fatto di più, mi spetta di più. Quanto è difficile gioire per la felicità degli altri!? Altri che magari hanno trascorso la giornata in ansia, perché nessuno lì aveva chiamati a lavorare e dunque quel giorno non avrebbero portato a casa nulla, o che si sono sentiti scartati, esclusi e messi da parte: nessuno li aveva presi a giornata, nessuno li voleva. Il padrone è buono, accoglie tutti nella sua vigna: c’è posto per tutti, nessuno escluso.
Dio, il padrone della vigna, quando chiama, non chiede una prestazione di lavoro, chiede di entrare in relazione con Lui, di essere a nostra volta dono per i fratelli. Allora la “paga”, il cento per uno che dà a chi lavora per Lui, è uguale per tutti e diventa davvero un motivo di grazie per la sua infinità bontà.