16 agosto 2020 – Anno A
Vangelo di Matteo 10, 16-20
Commento di suor Chiara Papaleo, FMA
E poi accade che, nel bel mezzo di agosto, quando molti di noi hanno il privilegio di godersi qualche giorno di riposo, Gesù ci visita con questa Parola esigente. Grazie, Signore! Perché ci aiuti a non confondere il riposo con il rimandare questioni e problemi, a non identificare il riposo come l’annullamento del pensiero. Questa Parola ci ricorda che si riposa veramente chi consegna a Te ogni preoccupazione, dubbio, fatica e, solo insieme a Te, cerca risposte, soluzioni, o nuove domande.
Ma veniamo al testo. Queste parole si inseriscono nel discorso che Gesù fa ai suoi discepoli prima di inviarli in missione. È ricco di dettagli e indicazioni molto precise (fin troppo, ci verrebbe da pensare!), eppure Gesù vuole dire ai suoi discepoli, di allora e di oggi, che devono poter contare null’altro che sulla Sua Parola, che non hanno bisogno di nient’altro, se non di Lui; che l’unica difesa, scudo e baluardo deve essere per loro (per noi!) il Signore Gesù. Non c’è niente e nessun altro in cui riporre la nostra fiducia. Tutte le nostre difese, spesso, sono illusioni. Cristo solo è la nostra sicurezza.
Ci soffermiamo solo sull’inizio e sulla fine dei versetti che la liturgia ambrosiana ci propone oggi.
Sei proprio sicuro, Gesù, di volerci mandare come pecore in mezzo ai lupi? Lo sai che fine fanno le pecore in mezzo ai lupi?! Anzi, per dirla come il testo greco, come AGNELLI in mezzo ai lupi! L’agnello è il simbolo della mitezza, il modello di Gesù che dà tutto mentre è in vita e alla fine dà pure sé stesso. Dio è tutto dono, per questo Lui vince proprio quando sembra perdere.
Cioè “il male si arresta dove c’è uno che non lo restituisce ed ha la forza di portarlo per amore, dove c’è un amore più forte del male e della morte. Capite questa è la debolezza di Dio, più forte di ogni forza dell’uomo; l’amore è debole, è lì la sua forza, così vince. […] Proprio allora il lupo perde davanti all’agnello, proprio mangiandolo. Cioè è davanti ad un amore più grande che si disarma l’odio e l’egoismo. Questo ci potrà anche non piacere. Se voi trovate un’altra soluzione al problema del male, Dio vi ringrazia, perché non piaceva neanche a Lui far così, non era la sua passione la Croce. Ma è l’unico modo che ha trovato per vincere il male […]. Perché negli altri modi il male cresce e si raddoppia. Proprio allora il lupo perde davanti all’agnello, proprio mangiandolo. Cioè è davanti ad un amore più grande che si disarma l’odio e l’egoismo”.[1]
“non preoccupatevi di come o di che cosa direte…” Ecco che capiamo meglio quello che dicevamo all’inizio: siamo portati istintivamente a difenderci, a metterci in salvo da soli, e invece qui Gesù ci chiede un salto, ci chiede di affidarci. Diciamocelo francamente: non devo parlare io col mio egoismo se no è chiaro cosa faccio; anche Gesù accusato poteva accusare i suoi accusatori e far mettere in croce loro; no, invece è un altro Spirito che parla in noi, non quello di autodifesa e di accusa dell’altro, è lo Spirito d’amore.
E, in fondo, ci viene svelato un segreto del nostro essere cristiani: la nostra testimonianza non sta nella nostra capacità di difenderci, di averla sempre vinta agli occhi del mondo, di far prevalere le nostre ragioni sull’altro, bensì in una vita che silenziosamente ama tutto ciò che per il mondo è “inamabile”: non si è mai visto un agnello che va in mezzo ai lupi. Tuttavia, l’agnello non è stupido: non si illude di averla vinta, semplicemente sta e, offrendosi, interrompe quella catena di male altrimenti destinata a non spezzarsi mai. È così. Abbiamo il potere di disarmare l’odio e l’egoismo. La strada la conosciamo: basta seguire il Maestro, che l’ha percorsa prima di noi, per questo possiamo concederci il lusso di non avere paura.
[1] Fausti S., https://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/trascrizioni/mt/2/mt_038.pdf