Bergamo: nasce “Generavivo”

da | 3 Ago 2020 | Genitori

Di Anna Spena

 

56 unità abitative in acquisto e locazione a canone calmierato. Un ambulatorio, orti sociali, un co-working, una living room aperta a tutti e la creazione di gruppi di acquisto solidale. “Generavivo” è il concept dell’abitare del futuro che ripensa i luoghi abitativi per favorire la crescita di relazioni. Nel progetto è anche prevista la creazione di un Fondo Generativo di Solidarietà di 500mila euro che serviranno per per sostenere problematiche temporanee degli abitanti legate al pagamento delle rate del mutuo, contribuire alle spese condominiali e per sviluppare servizi di welfare di comunità

 

Come cambierebbe la nostra vita se, in unico luogo, fosse possibile abitare e, contemporaneamente, prendersi cura delle proprie relazioni affettive e professionali? Quando Abitare condividere cooperativa edilizia, fondata da È.one Abitarègenerativo S.r.l. e Namasté Cooperativa sociale, hanno iniziato a lavorare al progetto “Generavivo”, concept che ripensa i luoghi abitativi come luoghi di vita a tutto tondo, hanno provato a rispondere a questa domanda e costruire un luogo dell’abitare favorisca la crescita di relazioni di valore tra gli abitanti mettendone al centro tutti i vissuti, le competenze e le professionalità complementari coinvolte.

«Soprattutto oggi», spiega Antonio D’Ovidio, presidente della cooperativa Abitare Condividere, «dopo l’esperienza della pandemia, sappiamo che il valore di questo tessuto sociale di vicinato non può e non deve più essere interpretato come qualcosa di avulso rispetto al valore del luogo».

Il progetto immobiliare prenderà vita a Bergamo, in via Guerrazzi. A realizzarlo l’architetto GianMarco Locati che ha individuato nella tipologia della corte la dimensione migliore per esprimere una filosofia abitativa innovativa e allo stesso tempo rispettosa della tradizione, capace di riportare tutti noi al benessere relazionale che contraddistingueva, ad esempio, le cascine lombarde dei secoli scorsi. Racconta Locati: «L’impianto architettonico a corte che abbiamo scelto sposa pienamente tutte le necessità relazionali dell’uomo moderno. Io credo sia rispettoso dalla dimensione privata famigliare e anche della dimensione sociale, il tutto sempre con il massimo rispetto della propria privacy. Ambienti privati e accoglienti si affacciano su un’area comune di forma rettangolare che presenta zone verdi e ampi spazi collettivi, perfetti per creare relazioni e legami tra le famiglie».

La costruzione del complesso partirà a maggio del 2021. È prevista la realizzazione di 56 unità di differenti metrature, il costo totale dell’operazione si attesta attorno a 15 milioni di euro. Il prezzo della struttura a mq è di circa 2mila euro: «Le famiglie che potranno richiedere di acquistare l’immobile e diventare soci della cooperativa», continua D’Ovidio, «non dovranno avere un reddito massimo imponibile superiore ai 74mila euro e non devono essere proprietari di un’altra immobile che possa soddisfare il loro bisogno abitativo». Il 7% degli immobili sarà destinato agli affitti: «Tutti a canone calmierato», continua D’Ovidio, «parliamo del 3,5% del valore dell’unità. In pratica: se un appartamento costa 100mila euro, l’affitto annuo non potrà essere superiore a 3500 euro». L’affitto di bilocali a canone calmierato è stato pensato per le persone anziane. A questi poi si aggiungono undici camere che permettono di ospitare studenti universitari.

I bilocali sono dotati di camera da letto, bagno, soggiorno/cucina e garantiscono alle persone anziane di condurre la propria quotidianità in equilibrio tra dimensione privata e dimensione comunitaria. Le camere a disposizione degli studenti universitari, invece, sono dotate di stanze da letto con spazio studio e bagno. «Lo spazio comunitario», spiega D’Ovidio, «ha la funzione di favorire processi di convivialità tra gli studenti e allo stesso tempo di favorire relazioni e processi di cura tra gli studenti stessi e le persone anziane, all’interno di uno sguardo che favorisca scambi intergenerazionali».

All’interno del progetto Generavivo sono anche previste tre unità abitative in affitto a disposizione per l’accoglienza temporanea di singole persone e famiglie. «In particolare», aggiunge D’Ovidio, «abbiamo pensato a quelle persone e famiglie che si trovano in una condizione di vulnerabilità e di fragilità, ad esempio madri o padri in fase di separazione, situazioni famigliari con difficoltà economica, persone con fragilità relazionali e sociali, persone che necessitano di un luogo dove abitare mentre il proprio congiunto è in cura presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII».

Tra le altre strutture che saranno implementate all’interno del complesso ci sarà una Living Room, uno spazio vivo e polivalente in continua trasformazione, luogo privilegiato per attività conviviali di aggregazione e condivisione, ricorrenze, incontri, studio, creatività, musica, arte. Un ambulatorio, piccolo presidio medico infermieristico multispecialistico concepito per supportare servizi di assistenza domiciliare modulabili e aperto a tutte le persone del vicinato bisognose di cure ambulatoriali. Un co-working perché mentre il mondo del lavoro sta cercando nuovi spazi e forme di espressione ecco che il contesto deve farsi carico di nuove necessità, pensando a zone operative e di sviluppo, un’area ampia e attrezzata per essere indipendenti lavorando insieme, un open space con postazioni moderne, luminose ed ergonomiche. Uno spazio dedicato ai bambini. Nel complesso sarà favorita anche la creazione di GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), gruppi di persone che decidono di acquistare insieme prodotti alimentari che seguano criteri di qualità, equità e rispetto per l’ambiente. Ed è prevista la costruzione di orti sociali: «Generavivo», spiega D’Ovidio, «ricostruisce il rapporto con le nostre origini, la terra e il territorio, con una “casetta della sostenibilità”, un frutteto e orti sociali e una piccola fattoria degli animali: spazi per educare ed educarsi al prendersi cura, nel rispetto della tradizione e dei tempi della natura».

Ma l’idea più innovativa del progetto Generavivo, che «non è un co-housing sociale e neanche un abitare cooperativo», alla base di questo nuovo complesso di case è la creazione di un Fondo Generativo di solidarietà. «Abbiamo previsto», dice D’Ovidio, «lo stanziamento di una cifra di circa 500mila euro. 100.000€ per sostenere problematiche temporanee degli abitanti legate al pagamento delle rate del mutuo, 100.000€ per contribuire alle spese condominiali per 3 anni e 300.000€ per servizi di welfare di comunità. Questo progetto è a marginalità zero. Proprio perché abbiamo una fortissima connotazione sociale. Si rinuncia agli utili per sostenere il fondo».

 

 

Fonte: vita