7^ Domenica dopo Pentecoste

19 luglio 2020 – Anno A

Vangelo di Luca 13, 22-30

Commento di suor Antonia Franzini, FMA

 

Il Vangelo di questa settima domenica dopo la Pentecoste non ci risparmia proprio niente. Siamo a metà luglio, abbiamo caldo e se già non lo stiamo facendo, vorremmo goderci qualche giorno di vacanza. La Parola di Dio, però, non sembra proprio riservarci alcuna vacanza, anzi, nel brano di oggi ci mostra tutta la sua energia, il suo vigore, il suo amore… Del resto l’amore non conosce soste estive.

In quel tempo. Il Signore Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Gesù passa per città e villaggi, attraversa luoghi e incontra persone, ma la sua meta è Gerusalemme. Più di una volta Luca, nel suo Vangelo, dice che Gesù è in cammino verso Gerusalemme. Ciò che è chiaro e definitivo fin dall’inizio è il senso del viaggio: Gerusalemme è la città santa, dove Gesù patisce e muore. Raramente, nei capitoli di Luca troviamo informazioni sul percorso e sui luoghi dove Gesù passa.  Solo all’inizio del viaggio, in mezzo ed alla fine sappiamo qualcosa riguardo al luogo. In questo modo, l’evangelista suggerisce che l’obiettivo della nostra vita deve essere chiaro e dobbiamo assumerlo con decisione come ha fatto Gesù. Siamo chiamati a camminare, senza fermarci, semmai qualche breve sosta per riprendere fiato e poi riprendere il passo perché non siamo arrivati. In questo camminare, sempre è chiaro e definito per dove passiamo: ciò che è sicuro è l’obiettivo. Anche noi abbiamo una Gerusalemme da raggiungere, dove vivere la passione, la morte e la risurrezione.

«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta…”.
A un certo punto del racconto evangelico, Gesù è impegnato a dare risposta ad un tale che gli chiede chi si salverà e parla di una porta stretta per entrare nel suo Regno e dice anche chi vi entra in questa porta e qui la faccenda si complica.
Se vogliamo entrare per la porta stretta, di cui parla Gesù, dobbiamo metterci a dieta. Dobbiamo farci piccoli, umili, poveri. Dobbiamo spogliarci di tutto ciò che non ci permette di incontrarlo oltre quella porta stretta. Il nostro orgoglio, la presunzione, l’arroganza, ma anche la pretesa di essere nel giusto, perché siamo dei “buoni cristiani” che vanno a Messa, fanno la comunione, dicono le preghiere. Per restare nella metafora dietetica, la nostra salvezza dipende molto dal tipo di dieta che decidiamo di fare. Come quella del corpo ha bisogno di esperti che ci guidino ad una sana alimentazione, così anche la dieta dello spirito ha bisogno di una persona esperta che ci metta nelle condizioni di entrare nella porta stretta. E questa persona è Gesù. E come è inutile rinunciare al pane per poi mangiare chili di dolci, così è inutile andare in Chiesa ogni giorno, accostarsi alla Sua mensa, ascoltare la Parola, accendere una miriade di candele e poi non VIVERE la sua Parola. Non basta essere iscritti nel librone della Chiesa per essere veri figli di Dio, ma dobbiamo anche VIVERE da figli di Dio. La parola dieta deriva dal greco diaita che significa modo di vivere e possiamo dunque affermare che la dieta del cristiano sono le Beatitudini, le quali ci ricordano che il metro di misura che usa Dio per giudicare il mondo e la storia non è assolutamente quello dell’umanità e solo convertendosi al suo amore la porta, per quanto sia stretta, si aprirà.

“Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”.
Ma come Signore “oltre il danno anche la beffa”? Arriviamo tardi, però arriviamo, bussiamo e ci lasci fuori? Era già successo che le vergini stolte… Ma allora come la mettiamo con la misericordia, con la Bontà del Signore, con l’Amore che nutre per tutte le sue creature? Quando la fede si spegne e licenziamo Dio dalla nostra vita, non solo perdiamo la strada del Regno, ma la rendiamo inaccessibile a noi stessi e ci ritroviamo fuori dalla porta, non perché Dio ci lascia fuori, ma perché noi stessi, con le nostre vite troppo impegnate a non amare, abbiamo scelto di restare fuori.
Noi possiamo anche saper tutto di Dio, averlo studiato nei più piccoli particolari, ma non averlo mai conosciuto, cioè non aver fatto esperienza di Lui, del suo amore e non averlo amato attraverso i fratelli da amare, ecco perché Lui non sa di dove siamo. Ora, affinché siamo conosciuti da Dio, occorre confrontarsi, scontrarsi, parlare, dialogare con Gesù, “incontrare la sua umanità“, come dice Santa Teresa d’Avila e gli fa eco Papa Francesco quando ci invita a “toccare la sua carne nei poveri”. L’invito di Gesù è esigente come lo è l’Amore autentico e incondizionato. Non gesti asettici e parole vuote, ma relazione profonda che passa attraverso la carne, attraverso la storia. Siamo dunque chiamati ad incarnare la nostra relazione con Gesù perché solo così, anche se dovessimo arrivare tardi davanti alla porta stretta e la trovassimo chiusa, essa non tarderà ad aprirsi.

«Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Il brano si chiude con un grande messaggio di speranza, uno sguardo talmente ampio da abbracciare tutto il mondo e che è una vera e propria dichiarazione d’amore di Dio per l’umanità. Dio mantiene le sue Promesse, Lui ci ama e basta. Ecco perché è esigente, perché ama profondamente l’umanità senza distinzione e desidera che si salvi. Il Dio di Gesù Cristo è Dio delle genti, come ci ricorda l’Epistola ai Romani 3,29-31 che sentiremo questa domenica.
In questo tempo caldo e feriale, non smettiamo di camminare per entrare e, se è necessario, cambiamo il nostro modo di vivere affinché si conformi sempre più a Gesù.

Buona estate e buona dieta a tutti!