Bud, un gigante per papà

La figlia di Bud Spencer: ho avuto un padre dal cuore smisurato

 

Di Annalisa Teggi

 

Calzava il numero 47 ai piedi, Bud Spencer «in arte Carlo Persoli» (così disse lui ridendo alla consegna del David di Donatello). Quel numero di piede così grande dice tanto di lui, un passo ben assestato a terra e un’esperienza di vita che ha spaziato in ogni dove. Il suo motore era una insopprimibile gioia di vivere.

Amatissimo dal pubblico, solare e mite come i suoi occhi azzurri, solido nella vita privata. Il 27 giugno è stato il quarto anniversario della sua scomparsa e la sua secondogenita Cristiana Pedersoli lo ha ricordato in un libro edito da Giunti, Bud. Un gigante per papà.

 

Scazzottate di bene

Quando Bud Spencer e Terence Hill ricevettero il meritato David di Donatello alla carriera nel 2010 (dopo un trionfo cinematografico stratosferico nella risposta del pubblico, quanto trascurato dai premi ufficiali) a lodare l’arte dei due attori-amici fu niente meno che il maestro Ermanno Olmi e disse che il loro cinema non aveva bisogno di asterischi. Tradotto: tutti potevano godersi i loro spaghetti western, nessuna scena cruenta o sessualmente esplicita.

La coppia comica più amata d’Italia ha girato 18 pellicole indimenticabili che mettevano sul divano a ridere insieme i bambini, gli adulti e i nonni. Ospite de La vita in diretta, la figlia Cristiana ha proprio sottolineato il valore di ciò:

Ha rappresentato l’unità della famiglia, molti suoi fans si ricordano di aver guardato i suoi film ridendo con i propri genitori.
(da La vita in diretta)

Lo schermo, insomma, non mascherava nulla ma anzi mostrava il volto più vero di un uomo che fuori e dentro il set aveva trovato un amico, Terence Hill. Insieme ci hanno fatto ridere con le loro scazzottate catartiche, quelle che il malvagio di turno si merita. Bud era un gigante in tutti i sensi, se vogliamo un angelo dalle sembianze molto umane e fuori dai canoni eterei e leggeri; tutti noi abbiamo sognato e sogniamo che ci sia accanto a noi un guardiano che ci custodisce e riempia di ceffoni chi ci fa del male. Quanto era sana questa visione leggera, ironica ma anche profonda di un cinema in cui non c’era dubbio che chi lotta dalla parte del bene vince? Ci manca molto.

E dietro i riflettori, altrettanto meraviglioso, era il rapporto tra Bud Spencer e Terence Hill. Cristiana ricorda che i due non hanno mai litigato:

Non ho mai visto in mio padre un segno di rabbia, di invidia o un sentimento negativo nei confronti della vita e delle persone. Questo lo ha trasmesso e il suo pubblico lo ha amato. Lui e Terence sono animi puri. Due credenti, due gentiluomini. (Ibid)

Per quanto si tenda a dirlo sottovoce, o a tacerlo addirittura, in certe narrazioni giornalistiche, la fede vissuta come esperienza di vita autentica è la roccia da cui scaturisce l’affetto della gente per Bud e Terence. L’immagine del gigante buono è un’eco della presenza paterna che ci salva e che tutti vorremmo avere alle spalle; questo Dio buono che tutto abbraccia, c’è. E gli uomini che lo hanno incontrato stanno dentro le baruffe della vita con ironia; camminano in coppia, mai soli, e sono spavaldi nello spendersi per dare una bella lezione ai cattivi. Notiamolo senza orgoglio, ma il sorriso brilla di più sul volto dei cristiani… perché non è di facciata.

 

Chi è Bud?

Sono tante le curiosità su Carlo Pedersoli che illuminano ancora meglio Bud Spencer: si diplomò col massimo dei voti al liceo scientifico e si iscrisse alla facoltà Chimica (non la completò perché la famiglia si traferirì all’estero). La sua vita privata è stata piena di poliedricità ma anche di semplicità. Più note sono le sue capacità atletiche: il 19 settembre 1950 si guadagnò il titolo di primo italiano a scendere sotto il minuto nello stile libero, ma ha praticato anche il rugby e il pugilato.

I figli, che più volte hanno parlato del padre pubblicamente, hanno sempre tanto insistito sulla sua passione per il volo:

Una delle sue grandi passioni era pilotare l’elicottero ed era un’esperienza straordinaria per lui che aveva preso brevetti per aerei ed elicotteri. Quando si trovava in cielo era per lui una dimensione fantastica, si sentiva molto più vicino a Dio e si rendeva conto di quanto noi siamo piccoli in confronto a questo universo così grande.
(da La vita in diretta)

Dentro la sua smisuratezza – fisica, di interessi e di cuore – fa sempre capolino la presenza di Dio, che tutti ci fa sentire piccoli perché figli.

E fino all’ultimo anche il gigante Bud Spencer si è sentito piccolo al modo entusiasta dei bambini proprio perché il suo volo terreno era orientato dalla presenza paterna di un Dio incarnato. Non aveva paura di morire e lo dichiarò lui stesso:

Non temo la morte. Dalla vita non ne esci vivo, disse qualcuno: siamo tutti destinati a morire. Da cattolico, provo curiosità, piuttosto: la curiosità di sbirciare oltre, come il ragazzino che smonta il giocattolo per vedere come funziona. Naturalmente è una curiosità che non ho alcuna fretta di soddisfare, ma non vivo nell’attesa e nel timore. C’è una mia canzone che racchiude bene la mia filosofia: “Futtetenne”, ovvero fregatene. E ridici su. (da Il Messaggero)

L’ironia e la mitezza di questa montagna d’uomo nasce dalla gioia di chi abita i limiti come un bambino che gioca dentro il box, circondato dall’amore di chi gli vuol bene. Memorabile fu la sua comparsa accanto ai bimbi dello Zecchino d’Oro a cantare Il più grande motore.

Gli affetti sono stati il centro di gravità della vita di Carlo-Bud.

Il 25 febbraio 1960 presso la chiesa di San Giovanni a Porta Latina sposò Maria Amato. Dal matrimonio nacquero tre figli, Giuseppe, Cristiana e Diamante. Anche tra le pareti di casa la trasparenza candida e gioiosa di quest’uomo riempì di entusiasmo e buonumore il cuore dei suoi cari.

Lui stesso raccontava che, in 42 anni di carriera cinematografica, non aveva mai preso un caffè con una donna: decenza era una parola che ne rappresentava l’animo serio e puro. Ed è invece una parola che oggi si è riempita di un’inamidata ambiguità, mentre nella voce di Bud Spencer suonava come una chiarezza sull’impegno preso con sua moglie e un rispetto sincero per ogni altra donna.

Le sue battute restano memorabili, ma la migliore l’ha pronunciata senza copione. La sua ultima parola prima di morire è stata «grazie».

 

 

Fonte: Aleteia