PrendiAMOci cura…
di Andrea Miccichè*
Papa Francesco, con la sua enciclica, non ha voluto soltanto offrire una bella o buona parola, ma anche una parola vera. E la verità, talvolta, brucia: è come il sale, dà sapore, conserva, disinfetta, ma provoca dolore. Allo stesso modo, la Laudato si’, a partire dal n. 17, presenta uno scenario drammatico dei danni che noi, con la nostra visione consumistica, con la nostra cultura dello scarto, con la nostra irresponsabilità, provochiamo.
Non è un trattato scientifico, né un noioso elenco di dati, ma una seria presa di coscienza, che spinge a riflettere.
“Le riflessioni teologiche o filosofiche sulla situazione dell’umanità e del mondo possono risuonare come un messaggio ripetitivo e vuoto” (LS 17): siamo assuefatti a proclami d’intenti o fumose espressioni, dietro le quali non c’è altro che retorica; non serve una nuova visione del mondo, piuttosto, bisogna che la salvaguardia del creato, per come viene a noi affidata quotidianamente, sia messa in atto.
Inquinamento, cambiamenti climatici, difficoltà nell’accedere all’acqua potabile e alle risorse naturali, diseguaglianze sociali ed economiche, perdita di biodiversità, distruzione di interi ecosistemi, sfruttamento incontrollato del pianeta: sono i sette effetti capitali di uno sviluppo non sostenibile né solidale, ma sfrenato ed egoistico.
In un’economia fondata sulla corsa ad accaparrarsi tutto, a costo di opprimere i più deboli, la natura è considerata solo un fattore strumentale al godimento di altri e non la casa comune da proteggere e salvaguardare.
L’inquinamento e l’accumulo di rifiuti, che stanno trasformando “la nostra terra, la nostra casa […] in un immenso deposito d’immondizia” (LS 21), sono l’immagine della cultura dello scarto che si irradia oltre i modelli industriali e commerciali per diventare il paradigma dei rapporti umani, sempre più occasionali e superficiali, incapaci di toccare le profondità del cuore.
Il clima impazzito a causa delle emissioni di gas serra, prodotti dall’attività umana, è il segno che la rapidación, l’accelerazione dei ritmi di produzione, non è un modo efficiente di raggiungere obiettivi coerenti con la dignità della persona, anzi, si sta ritorcendo sull’uomo, come l’onda che rischia di abbattersi sulle città costiere per effetto dell’innalzamento del livello dei mari e degli oceani.
Ancora, sempre più grave è la disparità di condizione nel fruire delle risorse ambientali, soprattutto l’acqua: logiche di profitto e spreco impediscono che si faccia giustizia, garantendo a ciascuno il diritto alla vita.
Infine, la perdita di biodiversità, la scomparsa delle specie viventi, animali e vegetali, è considerata dal Papa come violenza commessa nei confronti di tante creature, che “non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio” (LS 33).
Questa triste rassegna di responsabilità e di pericoli che ci attiriamo per l’assenza di uno sviluppo sostenibile non è, tuttavia, un lamento nostalgico, un sogno di regresso.
È un appello a tutti gli uomini di buona volontà, affinché cooperino nel rispetto del legame che ci unisce come creature, per garantire a tutti, senza discriminazione, un’esistenza che possa esprime in pienezza il progetto di Dio.
Se si volesse riassumere poeticamente l’impegno ecologico, cui siamo chiamati, possiamo scorrere la recente Esortazione apostolica Querida Amazonia.
In essa, Papa Francesco cita un componimento del letterato peruviano Javier Yglesias, Llamado (chiamato). Con queste parole, la verità, se non diventa più dolce, almeno trova consolazione nel sapere che possiamo ancora ancorarci alla nostra madre terra, per essere autenticamente donne e uomini con radici solide, con un occhio attento, con la mente operosa.
Del fiume fa’ il tuo sangue […].
Poi piantati,
germoglia e cresci
che la tua radice
si aggrappi alla terra
perpetuamente
e alla fine
sii canoa,
scialuppa, zattera,
suolo, giara,
stalla e uomo.
*Ciao a tutti i lettori!
Sono Andrea Miccichè, ho 23 anni e sono dottorando di ricerca in Diritto canonico ed ecclesiastico. Sono ex allievo salesiano, coltivo la passione per il giornalismo e per i nuovi mezzi di comunicazione.