Di Vale Buratti- universitaria a Pavia
“E’ finito il tempo di fare gli spettatori sotto il pretesto che si è onesti cristiani. Troppi ancora hanno le mani pulite, senza aver mai fatto nulla”. Parole di don Milani.
L’Italia è per definizione il paese delle contraddizioni: abbiamo il primo ministro più giovane d’Europa e allo stesso tempo il tasso di disoccupazione giovanile più elevato, vantiamo alcuni dei più qualificati ricercatori a livello mondiale, ma la maggioranza non operanti nel nostro paese e la nostra classe dirigente si rivela quanto di più lontano dall’idea di ricambio generazionale.
A ciò si aggiungono i dati preoccupanti di un recente sondaggio che fornisce un quadro di generale insofferenza e rabbia: il 70% dei giovani intervistati considera la politica una realtà estranea a sé e da ciò ne scaturisce una condizione di disinformazione diffusa e allarmante. La disaffezione alle dinamiche da cui è regolata la società in cui si è immersi è, a mio avviso, uno dei sintomi più preoccupanti di una crisi che si sta rivelando non più solo economica, ma anche e soprattutto culturale e valoriale.
La recente fortuna di partiti, animati da una logica populista e autoritaria, sono esplicativi di una classe di giovani disorientati, mal informati e incapaci di rapportarsi alla realtà. Di chi è la colpa? A mio parere, in primo luogo di un sistema scolastico, demolito da riforme selvagge e incuranti degli effetti che ne sarebbero scaturiti, e in secondo luogo dalla mancanza di valori sicuri, su cui l’individuo per lunghi anni si è stabilmente ancorato. Siamo in sintesi di fronte a una generazione figlia della “società liquida” teorizzata dal sociologo Zygmunt Bauman.
La modalità più semplice tramite cui la classe politica può riaccendere la passione giovanile nei confronti della cosa pubblica consiste nel tornare a diffondere e a farsi portavoce di valori autentici.
“I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza, di altruismo.” Con queste parole, un grande politico come Sandro Pertini invitava al riavvicinamento con i giovani. Di fronte alla logica catastrofista che negli ultimi anni pervade la nostra società, io, giovane, non solo invito la classe politica a un radicale cambiamento, ma faccio anche un appello ai miei coetanei invitandoli a ricominciare a credere in qualcosa di giusto e di grande con la consapevolezza che non si debba solamente sperare nel cambiamento, ma che si debba in prima persona essere il cambiamento.