Di sr Maria Teresa Cocco
Di solito, quando si vuole indicare qualcosa che unisce, che dà continuità, si parla di “filo rosso”, il filo conduttore, il leitmotiv che fa cogliere il collegamento di cose anche molto differenti tra loro.
A me però oggi viene in mente un “filo bianco”.
Nell’iconografia cristiana, bianchi sono i panni con cui le mani amorose di Maria avvolgono il bambino Gesù appena nato per deporlo nella povera culla di legno.
Bianco è il grembiule di cui Gesù si cinge i fianchi per lavare i piedi ai suoi apostoli durante l’ultima cena.
Bianca è la veste, tessuta senza cuciture, che Gesù indossa e che i soldati tirano a sorte sotto la Croce.
Bianco è il misero panno che pietosamente è lasciato addosso a Gesù quando viene crocifisso.
Bianco è il lenzuolo che Giuseppe d’Arimatea compera per deporre il corpo di Gesù nel sepolcro e che poi Pietro trova entrando nella tomba vuota, non per terra con le bende, ma ben piegato in un luogo a parte il giorno dopo il sabato (cf Gv 20, 5-7).
Un filo bianco che unisce i momenti della vicenda di Gesù, che tiene insieme l’Incarnazione con la Pasqua, il servizio con l’Eucarestia, la Croce e la Resurrezione.
Ogni cosa richiama l’altra, c’è un filo sottile che dà unità e che fa di tutta la vita un dono, sin dal suo manifestarsi; nulla è caso, nulla fuori da un disegno, un disegno di salvezza.
E bianco è anche il colore dei fili di tanti momenti della nostra vita di ogni giorno: le tovaglie dell’altare, le bende dei malati, le lenzuola degli ospedali, gli abiti per i sacramenti, i vestiti delle maestre dei piccoli, delle cuoche, delle infermiere, dei giorni di caldo estivo…
Bianco è il colore del servizio, il colore della cura, il colore delle feste, il colore della luce piena e la luce piena mi richiama il dono della speranza, perché la speranza è quel filo di luce sufficiente e necessario per guidare i passi nei momenti bui della vita.
Riprendo le parole di Papa Francesco, anche lui parla di fili:
«“Il filo della speranza”, persino nei momenti più difficili, corre lungo la storia della salvezza: di più, è fonte di gioia. La speranza è quella virtù umile, quella virtù che scorre sotto l’acqua della vita, ma che ci sostiene per non annegare nelle tante difficoltà, per non perdere quel desiderio di trovare Dio, di trovare quel volto meraviglioso che tutti vedremo un giorno.
Dio che ha chiamato Abramo e lo ha fatto uscire dalla sua terra senza sapere dove dovesse andare, è lo stesso Dio che va in croce per compiere la promessa che ha fatto. Egli è lo stesso Dio che nella pienezza dei tempi fa che quella promessa divenga realtà per tutti noi. E ciò che unisce quel primo momento a quest’ultimo momento è il filo della speranza».
(omelia di Papa Francesco 17.3.2016)
«La speranza è questa virtù cristiana che noi avviamo come un gran dono del Signore e che ci fa vedere lontano, oltre i problemi, i dolori, le difficoltà, oltre i nostri peccati.
Ci fa vedere la bellezza di Dio».
(omelia di Papa Francesco, 14.12.2015)
Ecco l’augurio per questa Santa Pasqua: “vestiamoci di bianco, indossiamo la speranza”, uniamo i fili della nostra vita ai fili che ci tende Gesù perché la sua luce risplenda in pienezza, nel servizio, nella cura, nella gioia; e le nostre esistenze, le nostre comunità, possano lasciar vedere la bellezza di Dio.