Di Matteo Pirovano
Trionfa Green Book e Black Panther scrive la storia in un’edizione all’insegna di un giusto “black power”
“We will rock you!”—Così i Queen (veri) hanno aperto la 91° Cerimonia degli Academy Awards, comunemente noti come Oscar; all’insegna dell’intrattenimento, della musica e di film meno “di nicchia” rispetto ad altre annate.
Da quel momento in poi, questi hostless Oscar sono filati piuttosto lisci, senza fronzoli, alternando le assegnazioni dei premi con le performance musicali live.
Certo, siamo lontani dai fasti dell’86° edizione con Ellen DeGeneres, ma paragonata alla pesantezza di un Chris Rock – tanto per citarne uno – mille volte meglio questa formula più semplice e “snella”.
A inaugurare la nottata è Regina King, che vince come Miglior Attrice Non Protagonista per If Beale Street Could Talk. Il modo in cui ha guardato e ringraziato la mamma è bastato a emozionare tutti.
Tra qualche previsione e parecchio stupore, Black Panther ottiene ben tre premi (costumi, scenografie e colonna sonora) diventando il primo film dei Marvel Studios a vincere degli Oscar, e il primo film di supereroi a vincerne così tanti. Wakanda Forever!
Momento shock è stato quello per l’Oscar alla Miglior Attrice (categoria in cui già erano state snobbate attrici come Emily Blunt per Mary Poppins Returns ed Emma Thompson per The Children’s Act), con Olivia Colman che batte – inaspettatamente – Glenn Close, che continua a detenere l’infausto record per l’attrice con più nomination e zero vittorie (ad oggi 7-0).
Almeno, dal canto suo, la Colman ci ha regalato uno dei momenti più esilaranti dell’intera serata con il suo acceptance speech simil-estemporneo.
Trionfa – infine e per fortuna – Green Book sul pronosticato Roma, aggiudicandosi il titolo di Miglior Film e due altre statuette per il Miglior Attore Non Protagonista e per la Miglior Sceneggiatura Non Originale.
Seppur io continui a ritenere che The Place Where Lost Things Go meritasse il premio alla Miglior Canzone Originale più di Shallow, è innegabile che il duetto tra Lady Gaga e Bradley Cooper sia stato il momento più “emozionato” ed emozionante dell’intera Nottata: un’esibizione magari non perfetta, ma che ha senza dubbio trasmesso tanto.
“Vince” il tappeto rosso, ai miei occhi, Regina King con un abito a suo modo semplice e sofisticato; maestosa avvolta in questo abbraccio bianco con strascico.
Notevoli anche l’argentata Brie Larson, la dorata (forse confidando nella statuetta, come già fece Meryl Streep nel 2012?) Glenn Close, Emilia Clarke, Julia Roberts e Amy Adams, mentre un gigantesco no alle “favorite” Emma Stone in versione waffle e Rachel Weisz in un rosso troppo “plastico”.
Come ho scritto nel titolo, tante vittorie black, ma va bene così. Tutto meritato, niente di forzato in nome del politically correct (come, ahimè, successo altre volte… vero La La Land/Moonlight?).
E allora congratulazioni a tutti i vincitori e al prossimo anno, perché alla fine, chiunque vinca e qualsiasi cosa accada, la Notte degli Oscar è sempre emozionante e magica, e un immancabile appuntamento per celebrare il tanto amato mondo del Cinema!