Di Rosangela Carù
Ringrazio Suor Lucia di avermi suggerito la lettura di questo libro del Card. Angelo Scola.
Il tema è spiegato dal titolo «Ho scommesso sulla libertà»: Cristo si sceglie con libertà, Lui è la risposta ad ogni incertezza e supera ogni umana debolezza.
Il cristianesimo è un avvenimento che si produce in un incontro e sollecita la libertà del soggetto a una risposta. Gesù è una presenza vivente e personale che parla alla libertà… non si rivolge all’umanità in astratto ma alla persona concreta, provocandola ad un’adesione responsabile, a una scelta che può anche sfociare, al limite, in un rifiuto.
Scola afferma che siamo ancora lontani da un’adeguata comprensione del cristianesimo come un evento che nasce da un incontro, suscita una testimonianza e genera un’appartenenza alla comunità.
«Ho scommesso sulla libertà» è diviso in 20 capitoli e già questo dice la mole del testo, ma contrariamente a quanto si possa immaginare, la lettura scorre veloce, perché è un dialogo a due con domande di Luigi Geninazzi – inviato speciale per “Avvenire” – a cui l’autore risponde su tantissimi argomenti, quanti sono i capitoli.
È come un’intervista lunga e articolata che raccoglie tutti i periodi della vita di Angelo Scola sia come persona sia come Cardinale: dall’infanzia a Malgrate, alla gioventù a Lecco, dall’incontro con don Giussani, alla scoperta della vocazione al sacerdozio, da taluni dissapori dell’aspirante prete con la Chiesa milanese, al contatto con grandi maestri di teologia, fino alla personale amicizia con Papa Wojtyla e con Papa Ratzinger. Parla di loro, ma anche del suo rapporto con Papa Francesco che ha introdotto un diverso stile di Magistero, perché ha realizzato una fusione di gesti, esempi, cultura di popolo e insegnamento. Un Pontefice molto amato che risponde a un bisogno profondo della gente.
Sono anche citati episodi in cui i protagonisti erano Vescovi della nostra zona pastorale come Mons. Bernardo Citterio e Mons. Marco Ferrari che tanti di noi hanno conosciuto negli anni del loro episcopato a Varese, oppure il Cardinal Giovanni Colombo, Arcivescovo della mia giovinezza.
Il lettore accede, senza riserve, a particolari biografici sconosciuti che segnarono la vita del giovane Angelo:
la sofferenza fisica nel 1974 sono stato così male da finire in coma; cercando la diagnosi di morbo di Addison che sarebbe arrivata solo sei anni dopo, ho tentato anche la strada feconda della psicanalisi; l’uscita dal Seminario di Venegono; non poter tenere incontri pubblici nella diocesi di Milano; il rifiuto del card. Bertone a farlo presidente della CEI: Così mi hanno riferito. Forse perché faccio discorsi difficili da capire. Un mito che circola da sempre, ma è vero solo in parte, perché la gente trova facile solo quello che sa già, furono motivi di sofferenza morale.
L’autobiografia è pure il racconto di anni ricchi di soddisfazione a partire dalla nomina a Vescovo di Grosseto a soli 49 anni, all’esperienza del rettorato alla Pontificia Università Lateranense, poi a Patriarca di Venezia ed infine ad Arcivescovo di Milano.
Emerge la statura di un uomo di ampia cultura e di una profondità teologica non comune, la statura di un Vescovo che negli anni assunse un’infinità di incarichi di rilievo nella Chiesa.
La formula dialogica rende agevole la lettura perfino nelle parti più difficili, perché l’autore spiega i contenuti con un linguaggio semplice.
Solo alcuni passaggi sono un po’ impegnativi. Ricorrenti sono i riferimenti a tre teologi: lo svizzero Hans Urs von Balthasar, il francese Henri-Marie de Lubac e il tedesco Joseph Ratzinger, divenuto Papa Benedetto XVI; tre grandi maestri del pensiero cristiano e della nostra Chiesa del Novecento legati anche da una profonda amicizia tra loro e con Scola.
Comunione e Liberazione è una presenza costante nell’autobiografia, perché è stata un’esperienza decisiva nella vita del protagonista. Così come il suo rapporto molto stretto e di frequentazione intensa con don Luigi Giussani per dialogare su di noi e sul movimento.
Se non avessi incontrato don Giussani non sarei quello che sono: mi ha aiutato, corretto, e sorretto nei momenti difficili come fa un padre con il figlio.
All’interno dei capitoli si sviluppano i diversi temi centrali per la vita della Chiesa e della società; i due perni su cui ruota il libro sono la libertà e la bellezza della Chiesa.
Come dice l’autore nella prefazione, è una singolare autobiografia che racconta frammenti di storia e di idee che hanno caratterizzato questi anni.
Viene fatta una lettura della società e della Chiesa di oggi, di come la fede è vissuta, di come testimoniarla in una società plurale È anche una sorta di rivisitazione personale del Cardinale di alcune vicende storiche ed ecclesiali conosciute.
Queste righe non sono sufficienti a declinare tutti gli argomenti: le indicazioni pastorali, l’educazione alla fede, l’amore per l’Eucaristia, l’esperienza dell’episcopato e tanti altri ancora che lascio al lettore di approfondire. Davvero numerose sono le pagine su cui fermarsi a dialogare su questioni importanti, ma altrettanto molteplici sono i passaggi più meditativi che aiutano ciascuno a riflettere sulla propria fede.
Invitando a leggere questo libro, termino con la frase del Cardinale che da il là al nostro quotidiano:
Appena ti alzi, ti devi lasciar guardare dal Signore,
perché la tua giornata abbia un senso.