Di Marco Pappalardo
Non ci sono parole dinanzi alla morte di un giovane in qualunque modo essa avvenga; se poi questa giunge sui banchi di scuola all’improvviso, toglie pure il fiato!
È accaduto pochi giorni fa, non lontano da noi, dovunque ci troviamo, per quella vicinanza naturale e spontanea che unisce tanti quando accadono fatti del genere.
Poi, a breve, i più dimenticheranno ma non sarà possibile per la famiglia, gli amici più stretti, i compagni di scuola, gli insegnanti. Questi ultimi, senza esserne responsabili, hanno vissuto la lezione più brutta della loro vita, hanno affrontato l’esame più terribile, sono stati valutati con il peggior voto possibile.
La morte entra a scuola come del resto ogni giorno entra la vita, quella vita che alterna gioie e dolori, carezze e pugni, esuberanza e noia, vitalità e stress, amore e odio. Non ci sono spiegazioni e non c’è una prova di recupero, tante lacrime fino ad esaurirle, abbracci e baci per cercare di consolare e consolarsi.
La scuola dovrebbe preparare alla vita, ci prova, non sempre ci riesce, ma che può fare dinanzi alla morte?
Quel banco è vuoto, i fiori marciranno, ma il cuore è pieno e l’affetto non si deteriora! Non ci avverte prima la morte però la vita, e la vita a scuola, può renderci capaci di guardarla negli occhi e dirle che “non avrà l’ultima parola”, poiché in quegli stessi banchi abbiamo imparato ad essere amici, a piangere e a ridere insieme, docenti inclusi.
Soffriamo molto perché molto ci si è voluti bene in quelle ore che sembrano passare mai quando vorremmo, e veloci quando non dovrebbero. Per questo l’aula non deve essere un luogo asettico, per questo lo studio deve coinvolgere i sentimenti, per questo è necessario lavorare sulle relazioni significative, per questo bisogna sforzarsi di comprendere e far comprendere cosa centrino le discipline con ciò che si vive!
Di morti è piena la Storia, sulla morte ci sono straordinarie pagine della Letteratura, intorno alla morte specula la Filosofia, sul dopo la morte riflette la Religione, così come si interrogano le Scienze e l’Arte. Letterati, filosofi, scienziati, matematici, teologi, artisti hanno provato ad avvicinarsi a questo mistero, cercando di togliere il velo che lo ricopre; qualcuno riesce ad accendere una luce, qualcun altro suggerisce accenni di risposte, altri ancora si arrendono, diversi donano consolazione.
Tutto ciò non riduce la sofferenza o il pianto, non ci ridona la persona amata, non occupa la sedia e il banco, tuttavia offre una direzione possibile, la capacità pian piano di accettare la realtà e superare la rassegnazione, di rendere veri e profondi quei baci e quegli abbracci, gli striscioni e le fiaccolate.
Ne abbiamo bisogno tutti quando avviene l’ineluttabile, studenti e docenti, entrambi chiamati a sostenere più di altri una famiglia distrutta, ora e ancora in futuro, perché conservano dell’amato figlio frammenti preziosi di vita che la morte non porterà mai via se condivisi.