di Sara Manzardo per Corxiii.org
Ognuno di noi, chi più chi meno, in questi giorni si è interessato alle partite, ha commentato i risultati, ha visto almeno un goal. Bene, ora che sono finiti i mondiali, possiamo cominciare a parlare seriamente di goal e di strategie di gioco.
Perché la vera domanda, quella che mi ha sempre messo in movimento, quella che seppure fastidiosa mi ha sempre aiutato a scollarmi dal divano è questa: stai facendo goal nella vita?
Certo, sicuramente avrai raggiunto dei traguardi importanti, avrai finito un ciclo scolastico, avrai passato quell’esame tanto difficile, avrai finito un dottorato di ricerca, avrai trovato un buon lavoro che ti soddisfa… Ma prova ad andare in profondità,prova a farti questa domanda: nella tua vita che pallone stai rincorrendo? Verso quale rete lo stai calciando?
Ho molti amici che si dicono realizzati, ma in realtà sono insoddisfatti. C’è sempre qualcosa che sembra mancare, c’è sempre quel capitolo che non si chiude, c’è sempre una sottile noia di fondo che sembra non avere nome, un leggero malcontento che rovina in qualche modo la propria vita realizzata e piena di traguardi, di coppe, di grandi soddisfazioni. Sorridenti in pubblico, pieni di ansie a casa.
La verità è che dirsi soddisfatti di sé, delle proprie scelte e della propria vita non basta. Abbiamo dentro un qualcosa che ci vuole molto, molto, molto, molto, molto felici. Niente di meno.
Fino a poco tempo fa invidiavo quelle persone belle che, quando gli chiedi come stanno, ti rispondono “sto da Dio!”, “sono felice!”, “sto tanto tanto bene!”. Non lo fanno per finzione, non lo fanno per superficialità, anche se magari poi scopri che hanno mille problemi e pensieri. Lo dicono con il cuore, e te ne accorgi quando qualcuno è entusiasta della vita, perché gli brillano gli occhi.
E così ti accorgi di aver fatto goal nella vita quando alla domanda “come stai?” ti viene da dire “sono felice!”. Ti accorgi quando tu sei davvero felice perché vorresti che tutti lo fossero, che tutti sapessero come hai fatto a diventarlo! Ti accorgi che la tua vita sta portando frutto. E portare frutto non vuol dire comportarsi da bravi cristiani, essere bravi studenti, essere lavoratori responsabili, fare volontariato, avere una bella relazione duratura (tanto duratura che rischia di andare avanti fino ai 50 anni) con il proprio fidanzato. Questa è solo la condizione iniziale, ma non basta.
Portare frutto significa accorgersi che Dio abita in te, che ti ha creato bello, che ti ha creato per amare, per dare il centuplo, per essere felice. Ora, oggi.
E fare goal nella vita non è questione di fortuna e di bravura, come succede durante una partita di calcio, ma si tratta di volontà e di fiducia.
Farai goal nella vita quando ti accorgerai di essere rimasto troppo tempo tra le quattro pareti asfissianti della tua sicurezza, delle tue manie, delle tue ansie, delle tue abitudini, invece di uscire e rincorrere il sogno grande che ti farebbe felice.
Farai goal nella vita quando ti renderai conto del fatto che la tua vocazione non si realizzerà nel servizio che porti avanti da anni in parrocchia, nel sentirti a posto con la coscienza, nell’attesa che qualcosa accada, che arrivi l’uomo o la donna dei tuoi sogni, o un segno divino di conferma, ma nella ferma decisione di amare e lasciarti amare. Perché sei chiamato a un altro e a un Altro, mai al tuo ombelico.
Farai goal nella vita quando inizierai a chiedere aiuto e troverai il coraggio di fare scelte definitive, quando smetterai di crogiolarti nei tuoi pensieri e nei tuoi problemi solo per evitare di scoprire che basta un nulla per essere felice (perché a volte ci piacciono moltissimo i problemi, pochissimo le soluzioni).
Farai goal nella vita quando ti deciderai a scegliere la felicità vera, e a sceglierla per sempre.
Anzi, che dico, a quel punto avrai anche vinto il mondiale!