L’inatteso eroe di una comunità ferita dal terrorismo
di Gianluca BERNARDINI per sdcmilano.it
Ci sono persone normali che diventano improvvisamente eroi, frutto del destino a loro assegnatoli. Quasi fosse una sorte di «predestinazione», come è toccato a Jeff Bauman (interpretato da Jake Gyllenhaal in un’altra delle sue fantastiche performance), soprannominato «Boston Strong» («Forza di Boston»), che nel 2013, durante la maratona annuale che si svolge ogni anno in città, perse entrambe le gambe, a causa di un attentato terroristico, mentre attendeva all’arrivo la sua amata Erin (Tatiana Maslany), nel tentativo di riconquistarla.
Jeff, un operaio qualunque, ventisettenne, immortalato da un fotografo mentre viene soccorso, grazie anche all’aiuto dato nel riconoscere i colpevoli, diventa «simbolo» di una città, per non dire di una intera comunità ferita, che non si arrende al terrore, ma lotta con tutta se stessa per «rialzarsi» dalle proprie ferite.
Il film narra così una storia vera, di facile impatto emotivo. Senza togliere nulla al dramma, addentrandosi, anzi, nei luoghi più oscuri dell’anima, David Gordon Green riesce a rendere, con quel tocco di humor che salva la vita, il racconto di Jeff il più reale possibile. Non mancano così i momenti bui, la lotta fisica, i giorni disperati, ma anche quelli più leggeri dell’eroe nazionale.
Non un film, però, sull’orrore del terrorismo, piuttosto sulla forza umana necessaria per combatterlo. Una battaglia, dunque, e non una sconfitta. Un grido di speranza, oltre a quello del dolore. Perché chi molla, in fondo, è perduto. Con una domanda, sottostante, su tutte: cosa avremmo fatto noi al posto suo?
Un racconto di formazione o, potremmo dire, quasi di resurrezione.
Perché oltre la morte c’è sempre e comunque la vita. Occorre crederci.