Sinodo giovani: Instrumentum laboris, “discernimento” e “accompagnamento”, non “copione già scritto”
“Tutti i giovani, nessuno escluso, hanno diritto a essere accompagnati nel loro cammino”.
È la frase che nell’Instrumentum laboris del Sinodo sui giovani che sintetizza l’accompagnamento vocazionale, frutto del discernimento. “Un accompagnamento autentico si sforzerà di presentare la vocazione non come un destino prefissato, un compito da svolgere, un copione già scritto”, il monito del testo, in cui vengono descritte nel dettaglio le qualità di chi accompagna i giovani, che deve avere “una solida formazione e la disponibilità a lavorare prima di tutto su di sé sotto il profilo spirituale e in qualche misura anche psicologico”.
Solo così, infatti, “potrà autenticamente mettersi al servizio, nell’ascolto e nel discernimento, ed evitare i rischi più frequenti del suo ruolo: sostituirsi a chi è accompagnato nella ricerca e nella responsabilità delle scelte, negare o rimuovere l’emergere della problematica sessuale e, infine, varcare i confini coinvolgendosi in modo improprio e distruttivo con chi sta aiutando nel cammino spirituale, fino alla possibilità di veri e propri abusi e dipendenze. Quando ciò accade, oltre ai traumi generati nelle persone coinvolte, si diffonde un clima di sfiducia e di paura, che scoraggia la pratica dell’accompagnamento”.
Anche i candidati al ministero ordinato e alla vita consacrata, si fa notare nel testo, “sono giovani del nostro tempo e condividono con i loro coetanei i tratti caratteristici di una cultura e di un approccio al mondo, a partire dalla pervasività dei social media e della comunicazione digitale”. L’accompagnamento dovrà puntare, per loro, “a un approfondimento della vita spirituale personale, così come dello slancio apostolico, promuovendo l’integrazione di fatiche, delusioni e momenti di aridità; laddove emergano difficoltà a livello psicologico, un accompagnamento specifico, che affianchi quello spirituale, risulterà di grande aiuto”.
Fonte: Agensir