Stando a contatto con gli adolescenti è inevitabile e necessario allo stesso tempo provare a conoscere un po’ il loro mondo e ciò che li influenza.
Quale musica ascoltano? Che tipo di sport preferiscono? Quali serie sul web li attraggono?
Su quali social vivono? Quale youtuber da imitare? Che cosa guardano in tv?
Il modo migliore per entrare con delicatezza in questi ambiti è stimolare a scuola un sano dibattito, un confronto, anche a piccoli gruppi, o inserirsi – senza gamba tesa ed in punta di piedi! – nelle loro discussioni informali nei momenti di pausa o nei tempi più ampi dei viaggi d’istruzione.
Naturalmente così ci si affaccia appena in questo universo, poi bisogna mettersi a studiare, cioè a seguire – a volte con fatica – tutti i loro influencer o almeno partire da qualche parte.
Io ho scelto di recente i programmi televisivi e tra questi solo alcuni che mi sono sembrati più gettonati: il “Grande fratello”, il serale di “Amici”, “Ballando con le stelle”.
Guardandoli, ho riso e pianto allo stesso tempo!
Riso perché sono evidentissime le manipolazioni dietro le quinte, i copioni scritti anche quando appare tutto spontaneo e improvviso; pianto perché queste trasmissioni sono per lo più un festival di cattivi maestri. Certo – direte – c’è di peggio e lo so bene, però ciò non mi consola e non mancheranno altre pagine di questo “diario” per parlarne.
“Amici” è un costante scontro tra allievi ed insegnanti, i secondi spesso più pericolosi dei primi, poiché da adulti dovrebbero avere un certo stile ma tendono alla sguaiataggine; gli allievi sono tutti dei “casi umani” per un motivo o per un altro, spesso costruiti ad arte per diventare “personaggi” fino a quando servirà alla produzione, per poi essere abbandonati ai loro sogni infranti.
“Ballando con le stelle” le escogita tutte per reggere il confronto del sabato sera in tv, sfruttando la morte di Frizzi, la ragazza sfregiata da un ex fidanzato e quindi il tema della violenza contro le donne, la questione dell’omosessualità e dell’omofobia, facendo sorgere polemiche ad hoc soprattutto sugli ultimi due.
Il top è il “Grande fratello”, l’esaltazione del nulla al cubo, che banalizza temi importanti come il bullismo facendolo entrare nella famosa “casa” in modo scientifico attraverso dei personaggi scelti; ancor peggio poi il doversi sorbire la scena madre della conduttrice che rimprovera i protagonisti, parla a nome di tutti gli italiani, prende dei provvedimenti.
Peccato che per prendere dei provvedimenti ha giusto giusto atteso la puntata successiva, anziché intervenire subito; peccato che nei giorni di attesa queste scene da bulli sono diventate lo spot del programma per attirare il pubblico; peccato che un momento dopo l’argomento più importante è stato quello di uno degli inquilini della “casa” lasciato in diretta dalla fidanzata!
E che dire di questi giovani (e non solo giovani) – vale a volte pure per “Amici” – che si gestiscono e si sentono dal punto di vista emotivo e fisico come dei prigionieri incatenati, dei lavoratori sfruttati, degli isolati dal mondo, mostrando fatica nel vivere, pianti a dirotto, commozioni anormali, capacità relazionali patologiche, grida smodate, discorsi vuoti.
Così diventano cattivi maestri anche loro, forse ancor più incisivi degli adulti, poiché più mitizzabili ed emulabili dai piccoli e dai coetanei.
E la scuola può solamente restare a guardare?
Marco Pappalardo