I Marvel Studios confezionano una delle loro migliori pellicole di sempre,
un film diverso, maestoso e affascinante.
“Wakanda per sempre!”
Lo dico chiaramente, Black Panther è un trionfo. È tutto quello che si poteva sperare che fosse e anche di più, è difficile trovare dei difetti (a parte una CGI non ottimale nello scontro finale tra T’Challa e Killmonger).
Come evidenziato già da altre critiche, è forse il film meno per bambini dell’MCU (se in Guardiani della Galassia: Vol.2 alcuni temi trattati già non lo erano, qui tutto è orientato a un target differente, incluse alcune scene visivamente “pesanti da digerire” – [Pre?]Ado+). Si trattano temi politici con stile (accentuando la vena thriller di Captain America: The Winter Soldier), ma mai “uscendo dalla traccia”; lo humor è contenuto e molto ben dosato.
Il Wakanda, nazione africana fittizia di cui T’Challa/Pantera Nera è il re, è il vero protagonista della pellicola. Nazione nascosta al resto del mondo, ma con tecnologie e possibilità oltre l’immaginabile; in equilibrio tra cultura ancestrale e progresso tecnologico ultra-futuristico. È questa dicotomia estrema e affascinante che contraddistingue il Wakanda e di conseguenza la poetica del film.
Il regista Ryan Coogler tratta con estremo rispetto sia il materiale di origine, sia la cultura africana esaltata davvero al suo massimo: riti, danze, colori, suoni (ritmi tribali e percussioni tipicamente africane fanno da padroni nella colonna sonora).
Tutti i personaggi sono caratterizzati in modo eccelso, tutti – senza eccezioni.
Solo per citarne alcuni T’Challa: re prima di essere eroe, e prima ancora uomo “con un cuore buono”; Okoye e Nakia spiccano donando spessore alla storia, così come Shuri, per la quale è chiaro che i Marvel Studios abbiano dei piani a lungo termine. Bellissima la relazione col fratello.
Killmonger è un villain perfettamente costruito (uno dei migliori nell’MCU): [LIEVE SPOILER] un uomo che si è lasciato accecare dal dolore, diventando a sua volta ciò che giurava di distruggere. [FINE SPOILER]
La sua entrata in scena ricorda molto le atmosfere de Il Cavaliere Oscuro, anche se la performance di Michael B. Jordan non è neanche lontanamente paragonabile a quella di Heath Ledger nei panni di Joker.
Altri riferimenti (voluti?) sono quelli a Il Re Leone per le sequenze sul piano ancestrale e a 007 per la sequenza al Casinò, forse la scena d’azione migliore del film (anche se la seconda lotta alle cascate crea un pathos decisamente maggiore).
Siamo davvero di fronte a una pellicola che rivoluziona il genere dei cinecomic e non solo: un film potente, intenso, profondo… assolutamente da non perdere!
Perché scegliere questo film in oratorio? [SPOILER]
Innanzitutto si potrebbero aprire interessanti discussioni sui temi della lealtà e dell’onore partendo (ad esempio) dalla figura di Okoye, generale delle Dora Milaje, simbolo stesso dell’integrità e del valore, leale al proprio ruolo, ma anche capace di capire fino a quando questo sia giusto e quando invece sia tempo di seguire il cuore.
Un altro spunto, molto attuale, lo si ricava dal finale e si lega a una frase di Papa Francesco: “Costruire ponti, non muri.”
Il Wakanda ha una ricchezza enorme che ha sempre tenuto per sé. Ora T’Challa (anche grazie al suo nemico, Killmonger) capisce questo: se si ha una ricchezza, bisogna andare incontro al mondo.
Matteo Pirovano