Quando ho visto questo libro, sono stata subito attratta dal titolo intrigante e dalla fascetta che ricopre la copertina: “Oltre 50mila copie vendute in Francia! Un incredibile talento letterario e una grande profondità spirituale. Un racconto doncamillesco” La Vie.
Mi son detta: “Chissà perché questo parroco ha dato di matto… Magari è un testo bello da recensire”. Incuriosita, l’ho comperato e naturalmente l’ho letto subito.
Eccomi qui a descrivervi un libro che si legge in un soffio, perché agile, accattivante. Ma, inaspettatamente, conduce anche il lettore a fare pause di riflessione sulla propria fede, sulla vita nelle nostre comunità pastorali, sulla fatica di vivere secondo il vangelo, nonostante si trascorra parte del proprio tempo in chiesa e a servizio dei fratelli.
Protagonista di tanti racconti che via via descrivono la vicenda è un Parroco che, come dice il titolo, “ha dato di matto”.
In una parrocchia come tante, la gente è poca e gli operatori pastorali litigano per sciocchezze; il Parroco, don Beniamino, richiama tutti ai valori da conservare, in primis la confessione; proprio mentre fa questo, però, si accorge che alla sua comunità cristiana non importa più nulla di Cristo, della liturgia, dei sacramenti…
Nasce la sua crisi: per cosa ha fatto il prete? Per questa gente che litiga sulla posizione dei vasi di fiori davanti all’altare della Madonna e non si accorge del mondo che le sta attorno e tanto meno del vangelo?
Nella storia fa da filo conduttore il rapporto di don Beniamino con monsignor Jean-Philippe Vignon, suo amico e suo Vescovo, rapporto che a volte è di confronto, altre di conflitto o di incomprensioni. E questi incontri-scontri generano sempre una profonda riflessione personale da parte di entrambi.
Ad un certo punto, esausto per tutto e per tutti, Don Beniamino decide, in gran segreto, di allontanarsi dalla parrocchia.
Senza il Parroco, però, per la prima volta, la gente comincia a pensare e a interrogarsi, prima su di lui: Dove è finito? È scappato con una donna? È impazzito? È morto?
E poi sulla propria comunità.
L’Autore in maniera originale, e con un racconto divertente che affascina, porta il lettore a considerare il proprio carattere e il proprio ruolo nella comunità ecclesiale.
Oltre al Parroco, al Vescovo e ad altre persone, vi sono diversi attori in scena: la gelosia, l’invidia che da sempre hanno cittadinanza nelle vicende umane, il diavolo, la disabilità…
Addentrandoci nella lettura, scopriremo che la scelta folle di questo Parroco si rivelerà trasformativa, capace di convertire le persone, di farle vivere in pace con la loro storia, di far scoprire il valore di ciascuno; una scelta che manda in crisi i suoi amici Sacerdoti e il Vescovo, porta le persone a comprendere il significato evangelico del loro servizio e a far fare delle confessioni che commuovo e invitano a riflettere sulla propria storia personale.
Infine, il Parroco viene rintracciato, tra vere e proprie situazioni umoristiche che fanno pensare inevitabilmente alla saga di don Camillo: qui non c’è il comunismo popolare a fare da contraltare, ma la difficoltà – che è di tutte le comunità contemporanee – a rintracciare il senso della vita cristiana insieme e, contemporaneamente, la comprensione del ruolo del Sacerdote.
“Il signor parroco ha dato di matto” è un libro in cui i Preti ritrovano molte immagini dei loro parrocchiani e i parrocchiani molti meccanismi del loro difficile vivere insieme, della fatica di dover accogliere i Preti con il loro stile pastorale.
Insomma, come dice Enzo Bianchi, si tratta di “Un divertente romanzo che permette di capire che anche i preti sono uomini.”
Il tutto senza mai smettere di sorridere e, qualche volta, di ridere davvero.
Il finale? Sarà una sorpresa, inattesa quanto capace di aprire una nuova strada a don Beniamino, alla sua gente, ma anche a noi.
Rosangela Carù