La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2018, dal 18 al 25 gennaio, torna come appello urgente nelle chiese dell’ecumene cristiano: cattolici, protestanti e ortodossi sono chiamati a meditare con le parole dell’Esodo Potente è la tua mano, Signore!
Proprio la potenza dell’Altissimo è la fonte dell’unità oltre la separazione, quell’unità che ha per fondamento l’unica fede e l’unico Battesimo. Il magistero di Papa Francesco ha indicato la via dell’ecumenismo tramite la testimonianza, la carità, la preghiera, perciò la riflessione proposta seguirà la preghiera di un “martire dell’ecumenismo”, frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé, pastore evangelico che ha impresso la svolta della comunione all’intera cristianità.
Noi ti ringraziamo, o Cristo Gesù, del fatto che la Chiesa cattolica sia la Chiesa dell’eucaristia, radicata nelle tue parole ‘questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue’, permettendo di vivere della tua adorabile presenza.
Noi ti ringraziamo del fatto che le Chiese protestanti siano le Chiese della Parola, che richiamano costantemente la forza del tuo Evangelo.
Noi ti ringraziamo del fatto che le Chiese ortodosse, così spesso nella loro storia, siano guidate per fedeltà ad andare fino all’estremo dell’amore.
(Frère Roger Schutz)
L’ecumenismo è anzitutto un momento di ringraziamento: riconosciamo tutti che la Chiesa, Corpo di Cristo, è stata lacerata dalle divisioni, dalle disobbedienze, dalle chiusure, ma anche in quei momenti bui lo Spirito ha suscitato carismi, evitando che la fiamma della fede si spegnesse del tutto. E tutte le confessioni cristiane sono consapevoli che oggi è in atto una nuova Pentecoste, attraverso cui possiamo innalzare con una sola voce e con un solo linguaggio, quello della fede, il canto di lode.
Il fondatore di Taizé indica le specificità di ogni confessione: l’incontro con la presenza reale del Signore nell’Eucarestia per i cattolici; lo slancio verso il confronto con la Scrittura per i protestanti; la fedeltà a Cristo fino all’estremo per gli ortodossi.
In questa prima meditazione approfondiremo come dal dialogo tra cattolici e protestanti sia sorto un rinnovato amore per la Parola di Dio.
Alle origini della Riforma, la preoccupazione principale di Lutero era assegnare alla Sacra Scrittura un ruolo preminente, per cui le affermazioni di fede dovevano trovare piena conferma nella Parola di Dio. Il conflitto successivo portò alla negazione protestante del valore della Tradizione cattolica, cioè il patrimonio della conoscenza della Verità rivelata nella predicazione apostolica e acquisita progressivamente nella vita della Chiesa tramite l’assistenza dello Spirito Santo.
Il cammino in comune ha portato alla comprensione reciproca di entrambe le posizioni, tanto che si è giunti ad affermare che sotto il profilo del rapporto con la Parola si è di fronte non ad una divisione, ma all’“unità in una diversità riconciliata”.
Noi cattolici abbiamo approfondito l’inscindibile legame tra Sacra Scrittura e Tradizione e abbiamo visto riscoperto la fruizione del testo sacro da parte di tutti, non solo con la traduzione della Bibbia nelle differenti lingue, ma anche con la previsione di momenti di incontro personale con la Parola di Dio.
Allo stesso modo, il protestantesimo ha superato la visione dell’efficacia della Parola di Dio solo nei confronti dei singoli, aprendosi all’idea cattolica del confronto comunitario con la Parola, capace di suscitare un comune avvicinamento al mistero sacro.
Il sigillo della riconciliazione è proprio la struttura liturgica della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: dal momento che non si è raggiunta ancora l’unità sacramentale, il cammino sarà scandito dalla Sacra Scrittura.
La comunità cristiana in preghiera, costituita dalla comunione tra le confessioni, si pone innanzi la Bibbia e non discute su di essa per trarre argomenti di divisione, ma per lasciarsi guidare nelle scelte e trovare nuova linfa per andare avanti. È significativo, nel rapporto tra cattolici e protestanti, che la tematica scelta sia quella del passaggio di Israele attraverso il Mar Rosso, simbolo delle acque del Battesimo.
Il tema della salvezza dalla schiavitù del male e del peccato, che ha sempre portato a dissidi interpretativi, ora è il framework del dialogo.
Possa realizzarsi una vera comunione tra tutti noi: proprio qui si realizzerà quella Presenza “eucaristica”, di rendimento di lode per i prodigi di Dio nel cammino ecumenico.