La tentazione di cominciare una riflessione sull’avvento, o sul Natale, criticando cosa ci propone il mondo è sempre in agguato: è facile giudicare un mondo che, forse anche per colpa di una testimonianza non sempre credibile, si è preso in carico una festa così importante.
Intanto però, anche se effettivamente un po’ troppo presto, panettoni, canzoncine e babbi Natale ci ricordano che questo, proprio questo, è un tempo importante. È un tempo privilegiato. È un tempo di grazia. È un tempo in cui può accadere qualcosa di particolare.
Eppure, dobbiamo ammetterlo, è un mondo che, per quanto dobbiamo ringraziare perché ci ricorda che questo tempo è speciale, allo stesso tempo però non sa più cosa inventarsi, e l’unica cosa che riesce a fare è marchiare a basso costo (con panettoni e addobbi luccicanti) qualcosa di davvero grande, unico e irripetibile: l’incarnazione.
Ma perché non sa più cosa inventarsi? Dopotutto, è da duemila anni che l’incarnazione plasma i cuori, ce ne sarebbero di cose da dire. Forse, però, per il mondo è meglio mantenere un basso profilo, perché probabilmente ha paura di lasciarsi sorprendere da Dio. Da quel Dio che ė capace di farti gustare la vita in modi sempre nuovi e avvincenti anche se l’incarnazione “è sempre la stessa cosa”.E non è solo questione di ingredienti.
Nei giorni che ci hanno introdotti all’Avvento, uno dei consigli che Gesù dava nel vangelo era quello di non lasciarsi ingannare (Lc 21, 8). Perché se ci lasciamo ingannare da ciò che il mondo ci propone per nascondere la verità di noi, della nostra vita, del nostro cuore, “non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta” (Lc 21, 6). Che sembra tragico, ma in realtà lo è! Perché il Natale a basso costo è una vita a basso costo, una vita che non è così vita come potrebbe essere, una vita che si accontenta di poco.
Allora, non lasciamoci ingannare! Non fermiamoci alla prima impressione, non lasciamo che il Natale sia solo quello che il mondo ci propone, non facciamo in modo di restare in superficie senza andare in profondità.
Non permettiamo alla bontà del pandoro (che comunque ringraziamo perché anche lui, nel suo piccolo, “fa Natale”) di impedirci di gustare la verità dell’incarnazione.
di don Filippo Gorghetto