Deve sempre accadere qualcosa di terribile o a volte anche solo il timore che questo possa avvenire per muovere un po’ di coscienze, mettendo in moto alcune riflessioni e azioni virtuose.
È successo dopo il servizio di una nota trasmissione televisiva sul fenomeno “Blue Whale” (Balena Blu), che denunciava un perverso “gioco” sul web causa di centinaia di adolescenti suicidi in Russia e forse qualcuno anche in Italia. Il servizio, con testimonianze dirette e durissime immagini, in poco tempo ha fatto il giro dei social e dal mondo cosiddetto virtuale si è riversato con forza in quello reale allarmando particolarmente genitori, nonni ed educatori. La storia passa sui giornali, viene ripresa dalla stessa trasmissione, ma subito si comincia a parlare se non di una bufala, di una costruzione ad hoc o solo in parte veritiera, fino ad arrivare ad una sorta di smentita da parte dell’autore del pezzo televisivo, che ha dichiarato di avere ricevuto immagini rivelatesi non attendibili. Ormai, però, è tardi e di “Blue Whale” si parla nelle aule scolastiche, nelle chat di adulti e ragazzi, nelle aule del Parlamento per un’offensiva affidata alla Polizia Postale. Vero o falso?
C’è realmente da preoccuparsi o è solo un fuoco di paglia? Senza entrare nel merito del “gioco” e della faccenda giornalistica, il dato interessante è l’avere finalmente, e dopo anni di quasi totale silenzio, destato l’attenzione degli adulti nei confronti delle trappole on line. Ferma restando l’importanza straordinaria dei new media per la società ed i singoli, c’è da interrogarsi quotidianamente sui rischi di un’esposizione senza limiti di bambini, adolescenti e giovani ormai “armati” di smartphone e tablet sin da piccoli. Solo che quotidianamente ciò non avviene tranne che non scoppi il caso come nello specifico. Ci si sveglia dal torpore ed improvvisamente molti genitori (non meno in pericolo tra i meandri della rete!) s’interessano alle acque in cui navigano i figli tra gorghi, tempeste, sirene ammaliatrici. Lo fanno anche gli insegnanti, nascono intensi dibattiti nelle classi, si indagano i motivi per cui un adolescente possa lasciarsi guidare fino alla morte da uno sconosciuto senza volto, le cause che non permettono ai familiari di rendersi conto della situazione in tempo; soprattutto si discute sul valore della vita, sull’importanza di amicizie significative, sulla necessità del dialogo in famiglia. Sì, perché – è giusto dirlo – la scuola è forse l’unica istituzione che, pur con tanti limiti, cerca di mettere in guardia da un uso eccessivo o errato di internet. La scommessa per tutti, invece, è sull’educazione fondata su un metodo preventivo e sulle virtù del web!
Chi conosce il nemico, chi lo studia da tempo, probabilmente non avrà bisogno neanche di combatterlo, poiché o se lo farà amico o eviterà di incapparci; lo stesso vale per chi, sin da bambino, in famiglia e dalle varie agenzie educative, è stato accompagnato con intelligenza e senso critico a scoprire i vantaggi e gli svantaggi delle nuove tecnologie e dei new media.
Il tutto sempre arricchito da un dialogo aperto in famiglia, dalla testimonianza coerente degli adulti, dalla capacità di dosare i “sì” e i “no” che aiutano a crescere, dalla fiducia donata e restituita, dalla giusta libertà e la necessaria responsabilità.