L’Esame di Stato, il primo vero esame da grandi
A pochi giorni dall’inizio degli Esami di Stato, sui social vengono postate le foto delle cene finali delle classi con i professori e quelle di “come eravamo” quando è cominciata l’avventura della scuola superiore.
Foto che dicono tanto ma non tutto: tanto perché raccontano di ciò che si è stati insieme, studenti e docenti, in cinque anni intensi ed irripetibili; non tutto poiché c’è ancora un po’ di strada da percorrere, l’ultimo miglio che porta all’esito finale tra scritti e orali, tra tensione e concentrazione, tra paure e speranze.
L’Esame di Stato, il primo vero esame da grandi, quello che ancora, al solo pensarci, fa tremare anche i genitori e pregare i nonni, lo stesso di cui gli amici che lo hanno già passato affermano che è una passeggiata eppure si stenta a crederci.
Esame, esame, esame, ma ancora non abbiamo parlato di maturità.
Infatti, non è tanto una questione di definizione non più in uso, bensì di senso e contenuto, di sostanza e valori. Ai miei alunni all’inizio di quest’anno scolastico ho detto: “Io mi auguro e vi auguro che la maturità di ciascuno prescinda da tre prove scritte ed una orale, superi i crediti ed i voti, persino i più alti, ma sia un percorso – in atto ed in divenire al contempo – che avete già iniziato tra i banchi di scuola il primo anno e che continuerete una volta concluso il ciclo di studi superiori e ben oltre”.
Da prof. so bene che a settembre del quinto anno tante riflessioni finiscono sparse al vento come le foglie dell’autunno imminente, eppure allo stesso tempo sono consapevole che nessuna di queste si perde del tutto.
Come un seme gettato sul terreno buono, al momento opportuno, se la terra viene curata, si trasforma in un germoglio, così le nostre parole riemergono nella mente e nel cuore degli studenti, seppur in modo diverso e graduale. Quando ciò avviene in una classe tra maggio e giugno, dopo un sorriso discreto di compiacimento per non aver parlato invano mesi prima e una nuvoletta da fumetto con scritto “allora mi ascoltano!”, è l’occasione per aggiungere: