“La mia vita è piena del rapporto con Dio. L’amore? Si può fare con una carezza”
Alessandro D’Avenia, professore-scrittore su amore e fede: “il celibato è una scelta di amore, la mia vita è piena del rapporto più pieno con Dio, senza essere un prete”
“IL CELIBATO È UNA SCELTA DI AMORE”
Alessandro D’Avenia è certamente un “fenomeno” interessare da osservare: professore ogni giorno in un liceo milanese, uno scrittore che non sbaglia un colpo a livello letterario e un uomo di profonda fede. Tanto “sbertucciato” sui social da haters di vario genere, quanto amato dai suoi studenti e dai tanti giovanissimi e non che hanno potuto incontrare in lui un uomo semplice ma deciso a testimoniare la “bellezza” di una vita in un mondo che dice l’esatto opposto. Ha 40 anni e non è sposato, è volutamente celibe, avendo deciso di dedicare l’intera vita al Signore (seppure non dentro la vocazione del sacerdozio, bensì in una forma laicale); ha scritto da poco un nuovo libro, “L’arte di essere fragili” dove narra la storia di una scuola e di alcuni professori, ma è ovviamente dedicato a tutti, ma nell’ultima intervista al Corriere della Sera afferma anche il suo prossimo progetto, «L’ amore è il tema del prossimo libro – uscirà in autunno – ma è anche la voce principale del bilancio dei miei quarant’ anni, non sarò giudicato sul numero delle copie che ho venduto, ma sulla capacità di lasciarmi voler bene e di volere bene. Sul compimento dei doni della vita». Alla giornalista curiosa della sua “poca” esperienza d’amore non essendo legato ad alcuna compagna, D’Avenia la “sconvolge” replicando con arguzia: «ho scelto di dedicare la mia vita ai ragazzi, a scuola e nel volontariato. Mantenere il celibato è una decisione che ho maturato nel tempo. Non significa rinunciare all’ amore, ma viverlo seguendo altre strade, quelle dove mi porta la mia passione. La mia vita è piena del rapporto con Dio e il mio amore per lui, in fondo, ha un aspetto sentimentale: senza, non posso vivere».
“I MIEI STUDENTI SONO FIGLI”
L’amore che Alessandro D’Avenia intende affermare nei suoi scritti come nella sua “semplice” vita di professore 2.0, come si fa chiamare su Twitter dove è attivissimo, è legato a doppio fondo a quel Dio che sa creare una cosa così perfetta come la grazia femminile. «Dio che è la fonte di quella grazia mi ha incantato ancora di più. Il mio non è idealismo, né sentimentalismo, né fuga dalla realtà. È un amore profondo, che cresce giorno per giorno e trabocca. E quando hai la fortuna di vivere un amore così, che fai? Te lo tieni stretto. I primi a restare perplessi sono i miei studenti: le loro reazioni vanno dal “che peccato” – e queste sono le ragazze – al “ma non ha voglia di una famiglia sua?». Racconta e spiega di sesso ai suoi ragazzi del San Carlo di Milano, non per fare il prof “vicino” agli alunni, ma per iniziare finalmente a trattarli da uomini e donne quali sono, prendendoli sul serio ma dando loro una spunto, una introduzione alla realtà che li circonda. Insomma, un tentativo educativo: «Il sesso rivela com’ è la nostra capacità di amare. A volte fare l’ amore è semplicemente dare una carezza. Oggi, al contrario di ciò che si pensa, vedo poca trasgressione, cioè capacità di andare oltre se stessi, di crescere. Essere fedeli è trasgressivo, essere gentili anche quando si è stanchi, chiedere scusa, sorprendere con un’ attenzione inattesa è erotico». Gli alunni, racconta D’Avenia sempre nell’intervista al Corriere, ogni giorno si lamentano del suo appello “infinito”: «Dai prof, è una tortura, perché lo fa?”. E io rispondo: perché voi siete più importanti della lezione. Curare le relazioni è la forma dell’amore nel nostro tempo veloce, fatto tutto di prestazioni anziché di presenze». A quelli che gli chiedono perché non si fa una famiglia, la risposta è tanto semplice quanto netta, «Li guardo e dico: vi sembra che io non abbia dei figli?».
LA POSSIBILITÀ DI UNA VITA FELICE
Secondo Alessandro D’Avenia, ma secondo noi in primis, è possibile una vita felice? No tranquilli, non intendiamo la domanda retorica con altrettanto risposta retorica. Stop a banalità, stop a frasi fatte, qui si tratta di giocarsi il centro e il fulcro di ogni vita degnamente vissuta. È possibile o no essere veramente felici? Il prof risponde così: «Ho una vita bellissima e felice perché impegnata in ciò che amo, fatica compresa. Mi ha colpito il racconto di un amico: stava litigando con la moglie quando il loro bimbo si è messo in mezzo con una foto del loro matrimonio. Il messaggio era chiaro: guardatevi, voi vi amate, voi siete questi, felici, della foto. Ha ricordato ai genitori che se loro si spezzano, anche lui si spezza». Nel prossimo libro, D’Avenia tenta l’azzardo di andare dritto alla fonte di questo problema, alla fonte della felicità e alla possibilità di trovare nel rapporto di coppia una possibile compagnia a questo destino fragile e così speranzoso da ottenere: «più vado avanti, più sperimento la mia incapacità ad amare nel modo profondo che vorrei. Così rilancio, rilancio sempre», e poi conclude introducendo il nuovo libro con capitoli tutti con nomi di donne. «Il dramma di un’ educazione sentimentale basata sul possesso, per esempio: l’ altro conta solo se mi è utile. Ma in amore o si fa morire l’ altro per affermare se stessi, o si muore (metaforicamente) per lui. Ho scelto di far parlare le donne perché sanno meglio degli uomini il paradosso dell’amore».
Niccolò Magnani – ilsussidiario.net