Nella luce della Pasqua di Cristo, recupero il testo di un’omelia che l’amato Card. Martini pronunciò in un pellegrinaggio in Terra Santa nel marzo 1984:
“Possiamo fare una domanda ai discepoli di Emmaus, nel momento in cui si stanno alzando da tavola di tutta furia per correre a Gerusalemme. Possiamo chiedere loro: dove andate? Essi ci diranno: a Gerusalemme. E noi, di rimando: ma Gerusalemme è grande e c’è un po’ di tutto. C’è del bene, c’è del male, c’è della fede, c’è della non credenza. Voi dove andate? Allora ci indicheranno un luogo preciso: andiamo al Cenacolo!
I discepoli di Emmaus non partono alla ventura verso una città anonima: vanno a cercare un ambiente, una situazione che sarà, a sua volta, luogo dello scoppio di un grande fuoco. Vanno al Cenacolo dal quale divamperà la forza dello Spirito Santo, quella carità divina capace di infiammare l’universo.
Questo è il programma che sta davanti [a noi]: la nostra testimonianza del Risorto […] deve sfociare là dove sfocia ogni cammino di Chiesa; deve sfociare nel grande atteggiamento fondamentale del cristiano verso il mondo: la carità! […] Dalla mensa di Emmaus, da questo semplice conversare di Gesù con i suoi spiegando le Scritture, nascono orizzonti universali di carità missionaria, capaci di incendiare il mondo in cui noi sentiamo la vocazione e la missione.”
(da: C. M. Martini, Questo è solo l’inizio)
Siamo a tre anni dal Capitolo Generale XXIII che ci ha dato come icona del cammino proprio l’incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù Risorto e diventa allora significativo riprendere questo brano del Vangelo nella luce della Pasqua che stiamo vivendo.
Come loro, anche noi stiamo cercando vie per essere testimoni di gioia e di speranza nel mondo. Un mondo, una Pasqua, segnati dal sangue di tanti fratelli martiri della fede, alcuni proprio nelle terre in cui è passato Gesù.
Un mondo, una Pasqua, dove l’amore deve farsi carità fattiva, volto di una Chiesa attenta al grido di tante povertà e miserie.
Un mondo, una Pasqua, che dicono il bisogno di gioia vera, di orizzonti ampi e nuovi, di un fuoco che riscaldi i cuori alla speranza e illumini sentieri di pace.
Auguro a ciascuno di voi, alle persone che vi sono care, alle vostre comunità e alle vostre famiglie, ai giovani soprattutto, di vivere la Pasqua di Cristo come un incontro con la gioia, come un invito a vivere una carità attenta e senza misura, come una scelta decisa di alzarsi e tornare al Cenacolo per imparare da lì la forza del dono, della fraternità, dell’amore più forte di ogni morte, lì, dove Maria ci attende, “Lampada accesa” per la nostra fede.
“O Signore che hai mosso i due discepoli così che passassero dall’amarezza confusa e rassegnata alla certezza decisa di un cammino di missione e di carità, divieni nostro commensale per rivelarci Te stesso, il tuo amore, il significato della tua morte e il significato della nostra vita. Noi vogliamo camminare e correre con i due discepoli verso la grande città che ha tanti nomi: Gerusalemme, Milano, la cosmopoli universale dove tutti i popoli cercano un’unità. Noi andiamo a questa città con la certezza che ogni passo di questo cammino, anche se semplice e modesto, è un passo verso la meta che è la pienezza della Gerusalemme che si manifesta dal cielo, da Dio, per la gioia e la pienezza della vita dell’uomo. O Maria, tu che sei l’icona del cammino, vivi in ciascuno di noi e fa’ vivere in ciascuno di noi la presenza del tuo Figlio Risorto perché possiamo camminare verso questa meta ideale e possiamo fare, di coloro che ci stanno vicino, compagni di viaggio sereni e fiduciosi”.
(C. M. Martini)