In questo periodo, talvolta, è difficile appassionare i giovani, stimolarli, creargli domande, provocarli sia nei luoghi oratoriani, o di educazione cattolica, ma penso anche alle difficoltà negli ambienti scolastici, rispetto a una decina di anni fa, quando io ero studente.
Ho provato a chiedermi il perché.
Alla fine gli argomenti sono gli stessi (più o meno) che noi, i nostri genitori hanno affrontato, studiato. Ma l’impressione è che, non solo a livello scolastico, ma soprattutto nei valori, molti giovani non sono attratti da nulla.
Ma sono sbagliati i contenuti o il mezzo che usiamo?
Settimana scorsa ho assistito ad un incontro tra un gruppo di giovani dell’oratorio di Turate (CO) e una suora salesiana, Sr Lucia Brasca. L’incontro voleva soffermarsi su un confronto tra come si educa in oratorio e il modello educativo salesiano. L’aspetto che mi ha colpito è che non è stato un incontro dottrinale, nozionistico su come fare o non fare.
Ma ha preso una piega inaspettata e forse vincente.
Perché i messaggi, le nozioni sono stati lanciati attraverso il racconto della vita di Sr Lucia. In prima persona. E ha conquistato l’attenzione e la voglia di conoscere di questi ragazzi. Forse perché hanno ascoltato quei messaggi dalla bocca di chi li ha vissuti, una persona in carne e ossa di fronte a loro. Forse perché hanno capito che molti aspetti della vita non sono teorici, astratti, ma possono diventare concreti, veri. Forse perché siamo tutti un po’ come Tommaso: dobbiamo vedere, toccare con mano. E questo incontro ha suscitato molte domande dentro loro.
Quindi la testimonianza diretta della propria vita, delle proprie esperienze può diventare un efficace mezzo di insegnamento e di trasmissione di qualcosa?
Per me si. E per te?