Evangelizzare con dolcezza: la via ecumenica di Francesco di Sales e della Evangelii Gaudium
È vero che, nel nostro rapporto con il mondo, siamo invitati a dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che puntano il dito e condannano.
Siamo molto chiaramente avvertiti: «sia fatto con dolcezza e rispetto» (1 Pt 3,16),
e «se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12,18).
(Papa Francesco, Evangelii Gaudium 271)
“Attira più mosche un goccia di miele che un barile di aceto”. (S. Francesco di Sales)
Il 24 di gennaio, la liturgia celebra la memoria, per noi salesiani la festa, di San Francesco di Sales, Vescovo di Ginevra e dottore della Chiesa, patrono dei giornalisti, vissuto negli anni della Riforma protestante. Proprio dalla sua vita e dai suoi scritti sembrano aver preso spunto alcuni passaggi della EG che condividiamo in questo mese.
Al 271 si parla di evangelizzare con dolcezza e tale concetto era già stato espresso, se pur in altro modo nel capitolo IV quando, parlando della dimensione sociale dell’evangelizzazione si dice che essa si realizza attraverso uomini e donne di pace e di dialogo. Eppure non di rado noi cristiani, singoli e comunità di credenti ci arroghiamo il diritto di annunciare un cristianesimo “urlato” e “aggressivo”.
Tale rischio già ai tempi di Gesù ha portato i discepoli a litigare per scoprire chi fra di loro fosse “il più grande” o li ha spinti a metter a tacere quanti operavano il bene senza essere dei loro, e, ancora di più in generale, a far credere a tutti gli ebrei del tempo di Gesù, che la salvezza messianica fosse solo appannaggio del loro popolo, escludendo tutti gli altri.
Lo stile di Gesù è però ben diverso. Egli non fa del Suo “ministero” un posto di comando e di potere umano. Lui insegna, perché lo vive, che annunciare il Vangelo non è ricercare ricchezze e neppure un posto di preminenza. La Buona Notizia è per tutti gli uomini di buona volontà: cananee, centurioni romani, pagani, samaritani, malati, poveri.
La pedagogia di Gesù è quella di conquistare il cuore dei suoi interlocutori, cominciando con il gruppo più vicino a Lui, i dodici. Certo non risparmia il rimprovero quando occorre ma li accoglie, li ascolta, li comprende accettando anche le loro “cadute” (quella di Pietro ad esempio) e lasciando che – ciascuno secondo i suoi tempi – passasse dalla “durezza e stoltezza di cuore” – alla piena fiducia e alla piena adesione al progetto divino.
Gesù si rivolge con dolcezza alla donna adultera; accompagna i dodici con questa stessa “pazienza”, si pone accanto a ciascuno di noi allo stesso modo: semina, quotidianamente, poi attende che quanto ha lasciato in noi produca frutto.
Però non si sostituisce mai alle nostre scelte, né ci abbandona a noi stessi e nemmeno si rivolge a noi in maniera altezzosa. La “correzione” che a volte Dio ci porge in vario modo, è sempre affiancata dalla Sua dolcezza di Padre e, per dirla come Papa Luciani, di Madre. Questo è il segreto del vero annunciatore della Parola.
Le riflessioni che suggerisce la EG circa lo stile dell’evangelizzare, sono ancor più preziose quando all’interno di essa riflettiamo i punti dedicati al dialogo ecumenico. Nella settimana dedicata alla preghiera per l’unità dei cristiani, 18-25 gennaio si inserisce proprio la Festa di San Francesco di Sales che fu precursore del dialogo ecumenico. Anche noi, come lui siamo chiamati non ad essere detentori arroganti di una verità, bensì comunità educanti spinte dal desiderio di lasciarsi educare da ciò che lo Spirito suscita nei cuori.
EG 244 dice infatti che l’impegno ecumenico risponde alla preghiera del Signore Gesù che chiede che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). La credibilità dell’annuncio cristiano sarebbe molto più grande se i cristiani superassero le loro divisioni e la Chiesa realizzasse «la pienezza della cattolicità a lei propria in quei figli che le sono certo uniti col battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunione» S. Francesco di Sales, attraverso i suoi scritti e la sua predicazione, caratterizzati da uno stile pacato e conciliante, difende l’ortodossia della dottrina cristiana riuscendo però con la sua dolcezza e straordinaria umanità a conquistare la stima e il rispetto dei calvinisti.
Nella sua incessante ricerca di dialogare con tutti, ha anticipato ciò che si legge sempre in EG 244: “Dobbiamo sempre ricordare che siamo pellegrini, e che peregriniamo insieme. A tale scopo bisogna affidare il cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, e guardare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dell’unico Dio”.
In questo impegno, anche tra di noi, si compie l’antica profezia: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri» (Is 2,4). In tal senso, l’ecumenismo è un apporto all’unità della famiglia umana (EG 245). La dolce strada ecumenica tracciata da San Francesco di Sales ben oltre 400 anni prima di Papa Francesco è, in sintesi, fedeltà alla Parola di Dio che invita alla carità e all’amore vicendevole; tendere ad una misura alta della vita cristiana, che purifica e converte; e soprattutto, non cessare mai di pregare per ottenere da Dio l’unità.
Dice infatti EG 246: “La ricerca di percorsi di unità diventa urgente… L’immensa moltitudine che non ha accolto l’annuncio di Gesù Cristo non può lasciarci indifferenti. …Sono tante e tanto preziose le cose che ci uniscono! E se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri!… Attraverso uno scambio di doni, lo Spirito può condurci sempre di più alla verità e al bene”.
San Giovanni XII esortava a ricercare più le cose che uniscono da quelle che dividono. Tale esortazione diventi l’augurio che accompagna la missione evangelizzatrice di ogni comunità.