“La gioia è la presenza del bene amato”.
(San Tommaso d’Aquino)
“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” (EG n.1).
Così inizia l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco, un prezioso dono di Dio alla Chiesa e al Mondo contemporaneo.
Con questo articolo di introduzione in questo nuovo anno pastorale desideriamo offrire alle Comunità Educanti alcuni contributi, speriamo utili per una riflessione prendendo spunto da questo prezioso documento che oltre a fornire il solido e ricco Magistero di Papa Francesco ci consegna uno sguardo profondo alla nostra fede non solo perché come credenti siamo chiamati ad evangelizzare, ma anche e soprattutto perché tale esperienza nasce dal farsi prima evangelizzare, cioè da ri-accogliere ogni giorno la Buona Notizia che intesse la nostra storia, le nostre scelte, i nostri obiettivi di cristiani impegnati.
Si tratta di un accorato appello rivolto a tutti i battezzati, perché come singoli e come comunità, portino agli altri l’amore di Gesù con nuovo entusiasmo, vincendo “il grande rischio del mondo attuale”: quello di cadere in “una tristezza individualista”. Anche i credenti infatti corrono questo rischio, perché “ci sono cristiani che vivono la Quaresima senza Pasqua” e comunità che invece di puntare decisamente sul Kerygma dell’amore incondizionato di Dio per noi, si fermano su aspetti di etica e di morale che, seppur importanti, sono comunque decisamente secondari rispetto a quello. Evangelizza chi sa essere credibile, chi sa trasmettere la gioia, frutto di uno spirito che ha fatto esperienza della misericordia di Dio.
A questo punto viene da chiedersi cosa sia la gioia?
Provare a definire la gioia è da sempre un lavoro complicato che molte volte non porta a niente se non a un elenco di risposte per lo più retoriche. Ci consegna un significato efficace e concreto San Tommaso d’Aquino che approfondisce il termine latino gaudium in quanto frutto dello Spirito Santo, così come viene elencato nella Lettera di Galati in 5,22.
A questo proposito, il santo filosofo, che è un abile creatore di definizioni, spiega il gaudium con tre parole: praesentia boni amati, la gioia è la presenza del bene amato.
Dunque la gioia è una presenza!
Non qualcosa di astratto, bensì qualcosa di reale, concreto; che posso vedere, sentire. Di cui posso fare esperienza. La gioia è dunque la presenza di un bene, di un bene amato. Quante altre cose possiamo considerare un “bene amato”? La salute è un bene, i soldi sono un bene. Del resto aver salute ci fa star bene non solo fisicamente ma anche nell’umore poiché siamo contento. E un po’ di soldi, diciamocelo pure, ci mettono di buon umore… Benché la presenza di un bene amato è lo stato di gioia, è il gaudium, dobbiamo però constatare che ce ne possono essere di tanti tipi, con tante intensità infatti sappiamo di gente sana ma triste e di persone ricche ma scontente.
Tommaso però, si riferisce al Sommo Bene Sommamente Amato. Qual è il sommo bene? Il Signore che si è rivelato a noi nella carne del Figlio; è sommamente amato? Eh!, qui dipende da noi. Abbiamo visto che la salute, la ricchezza produce effetti diversi in persone diverse… Allora, che relazione abbiamo noi con il Signore Gesù e attraverso di lui con il Padre e lo Spirito? È davvero una relazione di sommo amore?
Là dove invece c’è un legame forte e un grande affetto, ci viene spontaneo mostrare gioia nei confronti della presenza e della vita dell’altro.
Ora, il Signore Gesù lo conosciamo bene, sì, ma che legame c’è fra di noi, fra me e Gesù? Di conoscenza? Ma di conoscenza distaccata, per cui non è che la sua persona mi entusiasmi o mi deprima più di tanto. Questo è il punto fondamentale della nostra relazione con il Signore. Il sommo bene sommamente amato, quando c’è, quando è presente, quella è la gioia; allora il gaudium evangelii è la presenza del vangelo, ma richiede una relazione da parte mia di grande amore, di grande accoglienza.La bella notizia fondamentale è che Dio è dalla mia parte e mi vuole bene; ma io lo accolgo come persona e voglio bene a lui?
Questo legame, che determina una presenza, è la gioia stessa.
Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia, nel senso che è la sua presenza in noi che continuamente si rinnova e ogni volta che noi facciamo esperienza della sua presenza siamo nella gioia.
Con la gioia di questa presenza di mese in mese cercheremo di condividere ciò che sempre più ci rende vicini a Lui e i fratelli.