Quando Yates incontra Rowling il risultato è garantito… non sarà un Kolossal, ma il film merita tutti i soldi per il biglietto.
Animali fantastici e dove trovarli non è il Pokemon Go dei maghi, ma un viaggio emozionante dentro l’universo creato dalla Rowling prima e dopo Harry Potter.
Il giovane magizoologo Newt Scamander arriva a New York dall’Inghilterra con una valigia piena delle creature fantastiche che ha raccolto e salvato in molti anni di viaggi e ricerche. Senza volere, scambia però il prezioso carico con quello di Jacob Kowalski, pasticcere e No-Mag (è il nome americano dei Babbani), il quale libera inavvertitamente le creature, violando lo Statuto di Segretezza e mettendo Newt nei guai. È il 1926 e il Paese è in grande subbuglio: l’oscuro Gellert Grindewalt è introvabile, qualcosa di misterioso semina caos e distruzione per le strade della città e i fondamentalisti della caccia alle streghe sono sempre più infervorati. Il mondo magico e quello dei No-Mag sono pericolosamente vicini ad entrare in guerra.
Sicuramente la storia che non ha nulla a che vedere con il maghetto più famoso, mantiene comunque il suo fascino e la carica magica. Non ci sono i personaggi che per otto anni e più abbiamo imparato ad amare e odiare, non ci sono più i grandi atri goticheggianti della stupenda Hogwarts e le caccie al tesoro nel castello di notte attraverso passaggi segreti protetti da cani a tre teste o Dorso rugosi di Norvegia (draghi per i profani). Siamo nella Grande Mela, dopo un conflitto mondiale, negli anni della sua ripresa e prima di un crollo storico della Borsa, precisamente nel 1926. Ma… che ci facciamo qui? Semplice, siamo a caccia di creature magiche.
Una battuta concedetemela: mi chiedo ormai da un po’, come sia possibile che tutti i disastri più apocalittici avvengano sempre a New York e sempre, quasi a farlo apposta, sulla stessa strada (mostri magici che devastano – Animali fantastici – , Tsunami che distruggono – The day after tomorrow -, Ghitauri che cercano di invadere la terra – Avengers…). A parte questo e pensando alla povera New York, possiamo dire che il luogo e la storia creano un’atmosfera non poco suggestiva e densa di emozione.
Ma il vero bello che esce da questo film non è dato solo da draghi, snasi, stecchi e altri animali fantastici, ma anche da un concetto caro alla Rowling, e anche a noi: quello dell’amicizia. Potremmo vedere questo semplice ed elementare concetto in tre livelli: l’amicizia tra Newt e le sue fantastiche creature, tra Jacob e Newt e infine tra Graves e Credence.
Non vorrei anticiparvi nulla (e cercherò di non farlo ovviamente), però questi tre legami sono davvero molto forti e oserei dire fondamentali anche per la narrazione del film.
Il rapporto di amicizia che lega Newt ai suoi simpatici animaletti è qualcosa, scusate se lo dico così, di magico: il nostro magizoologo riesce a instaurare con tutte le creature anche con quelle che sembrano le più temibili, un rapporto profondo di affetto. Il suo obiettivo è quello di dimostrare al mondo magico che questi animali non vanno temuti o cacciati, ma possono essere dei veri amici e temibili alleati. Questo concetto di amicizia, umanamente parlando, aiuta a superare la paura per il diverso dimostrando che ciò che non conosciamo non va temuto o distrutto, ma accolto, amato e compreso.
C’è poi il rapporto umano di amicizia tra due perfetti sconosciuti quali Jacob e Newt. Le loro strade si uniscono per uno sfortunato e bizzarro incidente e in una sociatà, come quella descritta, dove No-Mag e Maghi non possono stringere nessun tipo di rapporto, questa relazione che nasce ha dell’incredibile. Qui, invece, troviamo un concetto di amicizia che supera qualsiasi muro che la società mette, un’amicizia senza limiti e barriere, dove il pregiudizio lascia spazio alla libertà e all’accoglienza.
Infine tra Graves e Credence emerge un’amicizia negativa, dove a farla da padrona sono l’inganno e l’opportunismo: questa sarà non solo la più debole, ma anche quella più devastante. L’amicizia che si sviluppa solo per un profitto o per raggiungere uno scopo “obscuro”, non porta da nessuna parte, anzi da qualche parte porta, alla morte. Troppo spesso leggiamo dalle pagine di cronaca come amicizie sbagliate, nate dall’imbroglio, dalla prepotenza o addirittura dalla paura, non facciano vivere ma morire.
Quindi in un’opera così semplice emerge un concetto altrettanto semplice che troppo spesso dimentichiamo, o meglio, vogliamo dimenticare. Ma il film ci mostra come si può essere amici di chi fa anche paura a molti (perché non conoscono), si può essere amici se siamo capaci di abbattere le barriere che noi stessi costruiamo e che l’amicizia è un sentimento semplice, ma molto forte il cui tradimento rende gli uomini imprevedibili… scegliere bene le proprie amicizie, ma soprattutto viverle bene potrebbe essere un consiglio tanto obsoleto e ridondante, quanto vero e “salva-vita”.